Brindisi o non brindisi per le prossime festività? Partiamo con alcuni dati dalla Francia, forse la più colpita. Le prime considerazioni sui media francesi dalla Champagne: «il n’y avait pas de clientèle», il grido di dolore.
I primi dati reali e certi (fine novembre 2020) e le prime stime-indagini fra produttori e distributori sono allarmanti. Sembra che nessuno beva più bollicine in Europa. Ma forse non è così. Certo i dati che vengono dalla Champagne (poi vedremo dal Cava in Spagna) e dalla Francia non sono entusiasmanti ma neanche mediamente accettabili.
In Francia si presume che il valore export del vino francese cali dai 10 miliardi nel 2019 a poco più di 8 mld/euro nel 2020. Un crollo del 20%. In Italia sembra che la situazione generale sia meno catastrofica: scenderemo dai 6,45 miliardi del 2019 ai 6,05 mld/euro nel 2020 per tutto il vino italiano esportato con un calo dei volumi intorno al 6-6,1% rispetto all’anno precedente, ma con enormi differenze da paese a paese, da tipologia a tipologia, risultando più colpite le fasce intermedie di brand e di prezzo. Ma il dato allarmante o meglio il primo dato che fa pensare, per il mondo delle bollicine o dei vini effervescenti, viene lanciato in questi giorni sulle principali testate media francesi, alsaziane, svizzere a proposito dello Champagne.
Tutti i produttori di Reims, soprattutto i brand medio-alti e di gamma selezionata con etichette riserva, sono molto tesi sul periodo di fine anno. Il crollo nei periodi del lockdown è stato evidente e patito da tutti in modo orizzontale e lineare in base al tempo di chiusura degli esercizi horeca, mentre fa discutere il diverso andamento ancora più marcato per le etichette più pregiate, quelle destinate alla ristorazione stellata e medio alta. In questo contesto poi vi sono state manifestazioni di piazza anche molto agguerrite che si sono svolte quasi giornalmente a Parigi, ma con poco risalto sulla stampa nazionale transalpina. Il dato economico e volumi negativo appare non legato al lockdown in modo esclusivo. In particolare sentendo diversi produttori di bollicine francesi, oltre a quelli intervistati dai media d’oltralpe, il calo dei volumi nei mesi peggiori è stato anche del 33-41% come dichiarato, mentre è stato minore il danno economico corrispondente posizionandosi fra il 19-28% in valore di entrate per le aziende.
Quindi le chiusure forzate da Covid19 hanno inciso, ma non solo: c’è anche uno spostamento di richieste di etichette da un livello ad un altro (in molti casi verso un costo a bottiglia maggiore) e da un brand ad un altro. Più sensibile il calo dei volumi fra i brand intermedi, nessun calo riscontrato per i brand e le etichette premium di alto prezzo. Un segnale che oggi già il governo francese sta studiando con un tavolo di rappresentanti del mondo della produzione, ma anche degli intermediari e dei distributori. Infatti anche queste “tappe” della filiera che per lo Champagne sono spesso più numerose, stanno subendo grossi danni e difficoltà.
Alcuni intermediari tradizionalmente interpellati da Ovse-Italia per i sondaggi e per fornire dati ufficiali e reali ai media e alle aziende confidano che al 30 novembre 2020 invece di aver trattato 300mila bottiglie di Champagne, ne sono state piazzate 200.000 unità, per fare un esempio. Quindi il 33% in meno. La speranza è che il crollo, alla fine di dicembre e fidandosi delle bolle di consegna degli ultimi 20 giorni, si fermi intorno al 20%. Secondo gli economisti del settore ci vorranno almeno due anni di no-Covid certo per riprendere le posizioni del 2018-2019. Stessi dati negativi anche per chi cura la distribuzione al dettaglio e le spedizioni: meno evidenti i cali all’estero e fuori Europa, più evidenti le perdite sul mercato interno francese, dichiarano. Il tutto condito con qualche operazione “promo prezzo” già programmato dal 10 dicembre nelle principali catene della Gda francese per i marchi più noti sugli scaffali delle grandi insegne anche intorno al 30-40% rispetto al prezzo di listino. Il rischio è uno scontro con i prezzi già definiti e pubblicati sulle piattaforme e-commerce e i siti online delle cantine.
C’è chi sottolinea che c’è chi attende gli sconti pazzi per comperare in dumping. Un altro dato importante, molto importante, è il calo delle assunzioni temporanea che dal 1 novembre erano fatte in cantina e nei negozi per il confezionamento pacchi e per l’assistenza nella spedizione e distribuzione che da anni da lavoro a circa 70.000 persone in tutte le cantine di Francia.
Forte anche l’affermazione che trapela dai vertici del CIVC, il potente comitato interprofessionale della Champagne, già anche riportato dai media, in cui si giudicherebbe un buon risultato d’annata 2020 se le spedizioni export-interne chiudessero sopra quota 250 milioni di bottiglie, contro le 303 dell’anno 2018, e i 320 milioni record di solo qualche anno fa.
di Giampietro Comolli