Fino al 30 giugno 2024 la mostra “Cézanne / Renoir. Capolavori dal Musée de L’Orangerie e dal Musée D’Orsay” a Palazzo Reale di Milano confronta i due maestri attraverso le rispettive opere che documentano il loro percorso artistico e gli esiti di questa evoluzione così determinante per le future generazioni di pittori
Un confronto si delinea già in seno alla collezione di uno dei più acuti intenditori del movimento impressionista tra i contemporanei, Paul Guillaume, che ne ha supportato gli artisti e ne ha diffuso le opere, riservandone molte alla propria collezione. Oggi in gran parte della collezione è confluita nel Musée des Orangeries e nel Musée d’Orsay di Parigi. Dei due pittori Guillaume ha raccolto molte opere di soggetto affine che suggeriscono un raffronto interessante. Come già avvenuto con le 30 tele provenienti dalle Orangeries in mostra nel 2005 all’Accademia Carrara di Bergamo, oggi i due maestri continuano a dialogare attraverso le 49 tele provenienti dai due musei ed esposte a Milano, in questa primavera del 2024, a 150 anni dalla nascita dell’impressionismo.
Paul Cézanne (1839 – 1906) e Pierre-Auguste Renoir (1841 – 1919) si dedicano alla pittura provenendo da diverse condizioni familiari ed esperienze formative. Il primo, dopo una solida formazione classica conseguita nella natia Aix-en-Provence, intraprende studi giuridici secondo il volere del padre banchiere. Il secondo, trasferito bambino a Parigi con la famiglia da Limoges, inizia sin dall’adolescenza a decorare ceramiche dimostrando grande talento per il disegno. Contrastato dal padre il primo, incoraggiato il secondo, sono attratti dall’arte e frequentano a Parigi l’Académie Suisse, un atélier libero. Ben presto si trovano a vivere il clima culturale stimolante nella città in trasformazione del secondo impero e aderiscono al movimento di artisti “intransigenti” che preferiscono all’insegnamento accademico del disegno impeccabile e dei soggetti classici, cari alla borghesia ed esposti nei “salons”, la pittura della realtà “en plein air“, libera da schemi prestabiliti, capace di catturare le sensazioni e i colori della natura e ispirata alla realtà del tempo presente.
Il 15 aprile 1874 un gruppo di questi pittori organizza una mostra di opere nello studio del fotografo Félix Nadar, in Boulevard des Capucines 35. E’ una mostra antiaccademica, piuttosto eterogenea, che getta scompiglio nei visitatori, suscita entusiasmi o rigetto ma certamente non lascia indifferenti. Qui viene battezzato il movimento col termine “impressionismo” dal titolo di un quadro di Monet, “Impression, soleil levante”, ed ha inizio una irripetibile stagione dell’arte.
Renoir e Cézanne partecipano alla mostra con alcune opere, è invitato anche l’italiano Giuseppe De Nittis che contribuisce con cinque sue tele. Oggi le opere di De Nittis sono esposte poco distanti, in un’altra ala del palazzo reale, ed abbiamo la preziosa occasione di poter confrontare in uno stesso luogo queste grandi personalità di artisti, le loro affinità e le diverse peculiarità.
Paul Cézanne, di famiglia agiata e colto (compone in latino, cita Orazio, Virgilio, Lucrezio) ma schivo e riservato, moderatamente partecipe all’esperienza parigina, è sempre pronto al richiamo alla sua terra, la Provenza, dove finisce poi per stabilirsi. Si dedica alla pittura sostanzialmente libero da preoccupazioni economiche ma agli inizi stenta a trovare il debito riconoscimento sul mercato. Ha un approccio razionale alla pittura, è alla continua ricerca del senso profondo dell’arte, “il perfetto equilibrio tra imitazione del vero e soggettività” (in natura per Cézanne tutto è modellato secondo 3 modalità fondamentali: sfera, cono, cilindro).
Emile Bernard, pittore che lo ammirava e fu suo ospite ad Aix-les-Bains nel 1904 e anche in seguito, racconta nel suo libro MEMOIRES ET LETTRES: “Cézanne nutre la passione della ricerca. Il suo lavoro è una perenne meditazione col pennello tra le dita”. “Più che un pittore è la pittura stessa divenuta vita”. Passa lunghe ore con gli acquerelli davanti al suo “motivo” preferito, la montagna di Sainte Victoire, e lì invita a dipingere lo stesso Bernard che così racconta il suo metodo: Cézanne dipinge “per addizione di pennellate di colore… finchè non modellano l’oggetto colorandolo”.
Bernard ci riferisce dialoghi e talvolta discussioni avute col maestro, ci svela il suo profondo sentimento religioso e il suo pudore – Cézanne non prendeva modelle e non osava dipingere un Cristo – la sua avversione per i profondi cambiamenti che il progresso impone alle città (nelle città l’ossessione della simmetria distrugge l’armonia creata dal tempo…), ci descrive la sua tavolozza di 18 colori e i modelli delle sue nature morte, le mele verdi sul tavolo: quante mele di giovani pittori non sono poi nate dal vecchio albero di Cézanne…afferma Bernard. Ricorda anche l’ammirazione per Renoir espressa dal maestro: “Renoir ci ha dato in pieno la donna di Parigi”: questa affermazione di Cézanne centra il confronto tra i due e spiega l’amicizia che li lega. Anche Jean Renoir, il celebre regista, ci racconta nel suo libro RENOIR, MIO PADRE dell’amicizia tra i due pittori, destinata a continuare anche tra i rispettivi discendenti.
Ecco il giudizio di Renoir su Cézanne: ”dal primo istante, prima ancora di aver visto la sua pittura, avevo capito che aveva del genio”. Il carattere e il temperamento artistico di Cézanne e Renoir non possono essere più diversi e forse per questo complementari. Renoir non disdegna la vita mondana ma apprezza la rudezza di Cézanne: “lui almeno è autentico, i suoi modi esprimono veramente tutta la finezza del Midi”. Nell’inverno del 1882 e l’anno dopo Renoir sarà ospite di Cézanne e di sua madre a l’Estaque, in seguito lo raggiungerà ad Aix-les-Bains. Sarà conquistato dall’aspra bellezza del paesaggio e ricorderà con gratitudine anche le affettuose cure ricevute dal pittore durante una polmonite. Lo guarirà il dottor Gachet, lo stesso che curerà Cézanne.
Renoir, cordiale e ottimista, dipinge per passione senza porsi dilemmi teorici e formali, sostenuto dal suo talento naturale e dall’amore per la natura, per il paesaggio, per le sue modelle, e con essi si identifica completamente appagato. La percezione prevale sulla ragione. Vive attraversando la temperie storico-politica come “un turacciolo trasportato a galla dalla corrente”, guardando solo all’essenziale, la realizzazione della sua opera. La gioia di dipingere esplode in tutte le sue tele.
La mostra ci offre un percorso tematico in nove sale. Soggetti affini si confrontano su fondali di tinte diverse. Gli allestitori hanno scelto il rosa per Renoir, il lilla per Cézanne – una interpretazione dei rispettivi caratteri degli artisti. Possiamo godere la ricca sequenza di ritratti, paesaggi colti en plein air, momenti di intimità, fiori, frutti e nature morte, nudi e bagnanti che ci rivelano con continui rimandi tra i due autori il senso della loro pittura.
La serietà riflessiva nei volti di Cézanne (i ritratti di Madame Cézanne e del Figlio dell’artista, Madame Cézanne in giardino) e la tenerezza gioiosa in quelli di Renoir (il figlio Claude vestito da clown o mentre gioca, il figlio Jean in braccio alla balia Gabrielle), la ricerca geometrica e i contrappunti di colore nelle nature morte dell’uno (nature morte con zuppiera, con pere e fiori mele verdi, fiori e frutti, vaso impagliato, zuccheriera e mele) e l’allegria compositiva di quelle dell’altro (fragole, pesche, bouquet di tulipani, rose spumeggianti), i paesaggi asciutti rocciosi e angolosi di Cézanne (Strada di paese a Auvers, La roccia rossa, Paesaggio con tetto rosso, Alberi e case) e quelli distesi e lussureggianti di Renoir (Chiatte sulla Senna, Marina, Il pero inglese, Paesaggio algerino), la morbidezza della pelle a lungo ricercata sui corpi di Renoir (Donna nuda in un paesaggio, Bagnante dalla lunga chioma, Fanciulle al piano, Donna con la lettera) e lo studio volumetrico della muscolatura dei corpi di Cézanne (Bagnanti vari) testimoniano la diversa natura della loro arte, frutto di una volontà di ricerca speculativa da una parte e di impulso creativo dall’altra.
L’ultima sala affianca una natura morta di Cézanne, Mele e biscotti, e la Donna nuda sdraiata di Renoir ad altrettante tele di Pablo Picasso, Grande natura morta e Grande nudo con panneggio per evidenziare il lascito di questi due autori alle future generazioni.
Nel complesso la mostra è piacevole e armonica, prevede comode pause per il visitatore e anche qualche sorpresa: troviamo infatti lungo percorso la ricostruzione degli atéliers dei due pittori (con effetto luce naturale che varia nell’arco del tempo). La mostra a cura di Cécile Girardeau e Stefano Zuffi con la collaborazione di Alice Marsal, è corredata dal catalogo di Skira Arte e da un programma di conferenze.
Testo di Annamaria Taddei
Foto di copertina: Paul Cézanne, Baigneurs (© 2024 RMN-Grand PalaisHervè Lewandowski / RMN-GP / Dist. Photo SCALA, Firenze)