Eccola la Maremma del falco pescatore. Oasi naturalistiche, spiagge e borghi

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Si estende fra Castiglione della Pescaia, Massa Marittima, Follonica, Grosseto e Scarlino e nasconde due curiosità: l’arte della ghisa introdotta da Leopoldo II di Toscana e l’oreopiteco, un nostro “antenato”…

Eccolo! E’ lui, il falco pescatore. Così raro a vedersi. Non sceglie le sue “residenze” così a caso. E l’oasi naturale di Diaccia Botrona, incontaminata zona umida della Maremma, nei pressi di Castiglione della Pescaia sembra gli piaccia molto. La piccola colonia di falchi occupa pochi nidi. Un microtelecamera li “spia”, ma per amore dei tanti birdwatcher che arrivano fin qui. Osservare questi rapaci così da vicino suscita tenerezza, quella che loro hanno con i propri piccoli. Questo rapace raro del Mediterraneo, la cui apertura alare può raggiungere quasi i due metri, visto da qui, dall’osservatorio di Casa Rossa Ximenes a Castiglione della Pescaia, più che del predatore (questo falco è ghiotto di pesce) dà l’idea di un gran coccolone.

Iniziamo da qui il nostro viaggio nella parte tirrenica della Maremma, quella che ha in Follonica, Massa Marittima, Scarlino, Castiglione della Pescaia e il capoluogo Grosseto come focus di interesse; area in cui sono tanti i motivi di attrazione. Da quello naturalistico e ambientale, che qui a Castiglione della Pescaia trova la massima espressione, a quello artistico, rivelando alcune curiosità storiche. Come ad esempio il ruolo ricoperto da Follonica all’epoca del Granducato di Toscana (e parliamo della prima metà dell’800, ai tempi dell’illuminato ultimo sovrano Leopoldo II) di capitale della ghisa decorativa. E per continuare sui motivi di attrazione va ricordata la sorprendente concentrazione di arte, di storia e di ambiente che troviamo a Massa Marittima..

Diaccia Botrona, la riserva con museo “regalata” dalla bonifica

Ma torniamo alla Casa Rossa Ximenes di Diaccia Botrona. Venne costruita dall’ingegnere gesuita Leonardo Ximenes nel 1765-68 nel quadro della bonifica della palude di Castiglione. La Casa Rossa è oggi sede del Museo Interattivo. Lanciano. Il percorso didattico si sviluppa  sui due piani della Casa Museo: un originale documentario sulla Diaccia, integrato con proiezione ad effetto tridimensionale, mostra come l’ambiente attuale sia il risultato dell’evoluzione naturale e degli interventi umani nel corso della storia. Nella seconda parte del percorso il visitatore può fare attività di birdwatching nel terrazzo panoramico, incrociando con lo sguardo anche i falchi pescatori. La riserva naturale della Diaccia Botrona, l’ex palude bonificata, presenta 15 chilometri di percorsi sterrati da percorrere a piedi o in bicicletta per raggiungere Casa Rossa Ximenes.

A Massa Marittima c’è un mondo sotterraneo, esoterico e “profano”

Le sue vestigia rivelano che ogni epoca ha lasciato traccia. Una è affiorata dopo anni di oblio, come la “Maestà” di Ambrogio Lorenzetti realizzata nel ‘300, perduta e poi ritrovata nella soffitta di una vecchia scuola. E che dire del provocatorio affresco noto come Albero della Fecondità, raffigurante un albero i cui frutti “fallici” vengono contesi dalle donne? L’opera è affiorata nella parete della duecentesca Fonte dell’Abbondanza, accanto alla cattedrale di San Cerbone, dedicata al  patrono e “vescovo delle oche” per via del dono che portò al Papa. San Cerbone che si festeggia, in chiave medievale, il 14 agosto e il 10 ottobre.

La cattedrale venne costruita nell’XI secolo ed è lo scrigno di tante opere d’arte. A Massa convivono sacro e profano. Palazzo Malfatti è sede di tre logge massoniche. Oltre alla città sotterranea, c’è un pezzo di archeologia che trasmette vibrazioni esoteriche: la statua-stele del III millennio a.C. custodita nel museo archeologico. Venne ritrovata per caso in un pollaio… Con l’ascensore si sale alla torre del Candeliere, dell’imponente Arco senese. E poi il complesso di San Pietro all’Orto, con la collezione di arte medievale e il museo degli organi meccanici antichi. Imperdibile fino al 14 luglio, la mostra “Il Sassetta e il suo tempo”, uno sguardo sull’arte senese del primo.

La Follonica granducale era la “fabbrica del bello”

Una storia singolare. Follonica e la ghisa, fortune reciproche. Come ha messo in luce la recente mostra “La fabbrica del bello”. La “città fabbrica” della ghisa si sviluppò tra gli anni ’30 e ’40 dell’800 per volere del granduca di Toscana Leopoldo II, sovrano fino al 1859, anno dell’annessione della Toscana al Regno d’Italia.

Una tradizione, quella dell’arte del ferro, partita dagli Etruschi e affinata grazie al materiale della vicina Isola d’Elba, che qui veniva trasformato in oggetti e pezzi d’arte. Poi sorsero la chiesa e la città-fabbrica. Quindi la scuola di ornato. Oggi qui c’è il Magma, museo permanente dal nome evocativo. Richiama miniere e antri di fuoco e nasce dalla volontà di raccontare la storia tecnologica, artistica e umana dello stabilimento siderurgico di Follonica. Il nuovo allestimento interattivo e multimediale ridà vita al vecchio forno.

Quella scimmia scoperta nella grotta è un mistero per i paleontologi

Quando venne trovato per caso questo scimpanzè, in Maremma, venne subito chiamato l’esperto paleontologo svizzero Johannes Hurzeler. Che esultò davanti a tanta manna. Molti lo ricordano ancora al volante della sua Volkswagen girare per tutta la zona, alla ricerca di altri riscontri. “Piacere, sono l’oreopiteco. Sono il tuo antenato”.

Sembra arrivare questo messaggio dal curioso protagonista del Museo di Storia Naturale della Maremma, a Grosseto: l’oreopiteco, una scimmia fossile miocenica vissuta qui tra 10 e 6 milioni di anni fa. Il museo ne ricostruisce la struttura e l’habitat in un diorama: il suo fossile fu trovato a 200 metri di profondità da un minatore sulla volta di una galleria a Baccinello: era il 2 agosto del 1958. Oggi l’oreopiteco, che visse prima dell’uomo di Neanderthal, è il simbolo del museo grossetano, racconta il territorio in modo avvincente.

Il “Sassetta” e Scarlino, un brano d’arte senese poco conosciuta

Anche il grazioso borgo di Scarlino ha molti segreti da rivelare. Il suo primo nucleo risale all’Età del Bronzo, tremila anni fa, ma la sua fortuna si deve alla famiglia degli Appiani, signori di Piombino vicini ai Medici, che nel ‘400 fecero costruire tanti palazzi signorili. Scarlino custodisce un tesoro di cento monete d’oro del XVI secolo, trovate in un vasetto nascosto nella parete della canonica. Poco più in là si svela la meraviglia: la grande Crocifissione, attribuita alla scuola di Stefano di Giovanni detto il Sassetta, nella casa trasformata in museo dall’attuale proprietario. Il precedente ci dormiva vicino, ignaro della sua importanza. L’abitazione è stata ricavata da un antico oratorio, gestito dalla Confraternita dei Flagellanti. L’opera copre l’intera parete. E’ una delle mille sorprese che attendono il visitatore in questo angolo di Maremma…

Info: https://www.maremma.it/