Laddove la Guerra Fredda aveva diviso, la cultura oggi unisce: ecco “Go!2025”. La città slovena, considerata la “Las Vegas d’Europa!”, già aperta all’Italia grazie al successo dei casinò della Hit
Nel micro museo allestito nel cimitero di Miren (in italiano Merna), vicino a Gorizia e a Nova Gorica, è documentato l’incredibile: il tempo in cui la linea di confine fra Italia e Jugoslavia tagliava in due anche le tombe. Era il 1947 e il Trattato di Pace di Parigi aveva imposto quella assurda linea di separazione tra stati e dato avvio alla cupa stagione della Guerra Fredda. Confine sigillato, impenetrabile. Fatti ancora impressi nella memoria di chi conosce la storia o, peggio, di chi li ha vissuti, dal vivo o in famiglia.
Certo che la storia è davvero capricciosa, se è vero che oggi proprio le divisioni di quel confine e le contrapposizioni che hanno generato sono diventato un valore. Anzi, di più. Sono diventate l’abbraccio fraterno fra due città, Gorizia e Nova Gorica, nel nome della cultura. Ovvero “Go!2025”. Lo slogan della prima capitale europea della cultura transfrontaliera, una storica e ricca d’arte e l’altra più giovane e aperta al nuovo. “Go! Borderless”, ovvero senza confini. E quella linea che tagliava in due il cimitero di Miren – Merna è diventata invisibile. Come quella che tagliava in due il piazzale della stazione Transalpina di Gorizia, oggi Piazza Europa. Laddove è avvenuta l’inaugurazione dell’anno da “capitale” europea delle due città, alla presenza dei capi di stato di Italia e Slovenia, Sergio Mattarella e Nataša Pirc Musar, e dei sindaco delle due città, Roberto Ziberna e Samo Turel. Un anno pieno zeppo di eventi di alto livello, fra musica, arte, storia e iniziative di ogni genere. In cui sarà impossibile non fare un salto nelle due città. Un’occasione per capire che, seppur in lingue diverse e in un crocevia di culture (slava, latina e germanica), è nell’incontro che queste città in riva all’Isonzo hanno sublimato un’amicizia già sancita dalla storia. In chiave europea.
Dall’Isonzo a Ungaretti, simboli di unità con Gorizia
Se Gorizia è di suo una piccola capitale aristocratica, con piazze monumentali, palazzi antichi, vie porticate e un castello che svettante sull’abitato, tanto da essere considerata la “Nizza austriaca”, completamente diversa è Nova Gorica, città di fondazione (ovvero nata dal nulla) costruita da zero nell’immediato dopoguerra dal governo di Belgrado su volontà di Tito per creare un centro di riferimento culturale, amministrativo ed economico agli sloveni separati da Gorizia capoluogo in seguito allo strappo del nuovo confine tra Italia e Jugoslavia. La città è stata progettata dall’architetto Edvard Ravnikar, con la collaborazione di Jože Plečnik (l’urbanista che ha lasciato un’impronta forte nel centro di Lubiana) ed è lambita dal fiume Isonzo, che si apre verso la pianura e il mare dopo aver attraversato una valle di grande bellezza naturalistica. All’ingresso della città c’è il ponte simbolo, quello di Solkan, ponte con l’arco di pietra più lungo al mondo affacciato sulle acque color smeraldo del fiume. Quello stesso fiume che fu un sanguinoso teatro di guerra nella Prima guerra mondiale, quando gli eserciti italiano da una parte e austro-ungarico dall’altro, si logorarono in un terribile scontro di trincea (da vedere a Gorizia le mostre dedicate all’ “Ungaretti Soldato”, poeta che più di tutti raccontò con crudezza quel conflitto). Oggi sul ponte di Solkan si può provare l’adrenalina del bungee jumping, o partire da lì per escursioni di rafting. Una passerella per ciclisti e pedoni unisce le piste esistenti sui due lati del confine. Tra le cose imperdibili di Nova Gorica figura un simbolo che ha più volte cambiato “padrone”: il convento francescano di Kostanjevica, che sovrasta la città e custodisce tesori unici, come la famosa Biblioteca di Stanislav Škrabec, con più di 16mila volumi, tra cui 32 preziosi incunaboli. Ma il centro religioso è noto soprattutto per la cripta dei Borboni, dove sono custoditi in sarcofagi di pietra i resti degli ultimi discendenti della famiglia reale francese, tra cui l’ultimo re, Carlo X. A maggio il suo giardino è inondato dal profumo delle splendide rose Bourbon. Piantate nel 2003 nel giardino del convento, sono parte di una vasta galleria botanica di varietà antiche che prendono il nome dall’Ile de Bourbon (oggi arcipelago di Réunion, nell’Oceano Indiano), dove sono state ibridate per la prima volta. Ogni anno Nova Gorica ospita il Festival delle rose, che attira un gran numero di appassionati.
Il polo del divertimento “dress code – free”
Ma Nova Gorica negli ultimi 40 anni è nota soprattutto come polo del divertimento, di taglio per certi versi popolare e informale, più da jeans che da smoking. Tanto da guadagnarsi il nome di “Las Vegas d’Europa”. Qui il Gruppo Hit, un “Universo del divertimento” interamente di proprietà dello stato sloveno. Stato che qui, facendo clamore (erano gli ultimi anni della Jugoslavia, anche se Tito non c’era già più), inaugurò il suo primo casinò, scrivendo con idee chiare e modelli ben precisi in mente i primi capitoli di una storia di successo nel settore dell’intrattenimento e dell’ospitalità, mettendo sotto lo stesso tetto tanti concetti diversi. Anzi declinandoli fra di loro: ospitalità, gioco, spettacoli, eventi, convegni, benessere ed enogastronomia. Tutto questo si è rivelato un mix vincente. I casino “Perla” e il “Park” (da dove tutto iniziò), sono diventati centri di gioco e intrattenimento con hotel a 4 stelle, che offrono una combinazione esclusiva di gioco, relax e divertimento. A cui si può accedere senza guardare tanto al dress code. Completano l’offerta del Gruppo Hit a Nova Gorica gli alberghi 3 stelle Lipa e Sabotin e, novità assoluta in Europa, il Casinò Drive-in.
Il crescente successo di questa formula di intrattenimento ha subito fatto breccia in Italia (e non solo), soprattutto nelle regioni del Nordest, da cui arrivano anche pullman di visitatori organizzati dalla stessa Hit. Si può dire che la prima spallata al confine che divideva Nova Gorica da Gorizia è stata assestata… per gioco. Oggi, tra tavoli verdi da roulette, sale da poker e da slot machine (solo al “Perla” si registrano un milione di ingressi l’anno, ci sono 90 tavoli verdi, ben 888 slot machine, di cui 109 all’aperto, una Poker Room di 700 metri quadrati) si va sempre più affermando anche un turismo del gusto che ha fatto del ristorante Calypso del Perla uno dei locali più raffinati e apprezzati della Slovenia, segnalato dalle prestigiose guide Gault&Millau, Falstaff e Michelin. Tutto merito dello staff di cucina guidato dall’executive chef del Perla Matjaž Šinigoj e dallo chef del Calypso Dalibor Janačković. Il Gruppo Hit organizza anche eventi e corsi di cucina, cercando di diffondere i valori della tradizione plurale di questa terra. Valori che non hanno mai avuto confine…