Per la prima volta esce un libro che raccoglie l’ormai copioso materiale pubblicato e diffuso negli ultimi anni sul controverso argomento – a carattere gastronomico, ma non solo – legato ad uno dei piatti più diffusi e apprezzati nel mondo, intitolato: “Spaghetti alla Bolognese: l’altra faccia del tipico”.
Ne è autore Piero Valdiserra, bolognese, la cui esperienza professionale si è svolta nel settore del marketing, nel quale ha operato per aziende del largo consumo, dei beni industriali e dei servizi. Dal 1998 è Direttore Marketing e Relazioni Esterne della Rinaldi Holding, uno dei maggiori gruppi italiani operanti nel beverage alcolico. Claudio Pasini, segretario generale di Unioncamere Emilia-Romagna, che ha ospitato la presentazione, ha sottolineato come si possa “pensare di utilizzare in chiave di marketing turistico un piatto bizzarro come gli spaghetti alla bolognese, una carta che non costa nulla”. La casa editrice Edi House – diretta da Giulio Biasion – si occupa sia di editoria periodica (rivista L’Albergo) che web (voyager-magazine, clubdeisapori); con questo testo di marketing dà inizio alla collana ‘Turismo e sapori’.
Il testo prende avvio dalla constatazione dell’esistenza di moltissimi luoghi comuni sugli Spaghetti alla Bolognese, il primo piatto che porta nel nome, in tutto il mondo, la città felsinea.
Dopo un’argomentata ricostruzione storica, che documenta come gli Spaghetti al ragù siano largamente attestati a Bologna fin dal XVI secolo, il volume ripercorre le tappe che hanno segnato la rinascita dell’interesse circa la discussa ricetta. Negli anni più vicini a noi, un piccolo gruppo di amici ha addirittura inteso studiare e valorizzare le prospettive di intervento “sul campo” a favore della famigerata pasta secca che reca Bologna nel nome. Tale gruppo, formato da professionisti della gastronomia, della comunicazione e del giornalismo, animato da uno spirito tra il professionale e il goliardico, si è dato anche un nome fortemente evocativo: la Balla degli Spaghetti alla Bolognese. Nei suoi primi anni di attività, uno dei meriti maggiori della Balla degli Spaghetti alla Bolognese è stato quello di adoperarsi per contrastare i luoghi comuni che affliggono il piatto in questione. Tali luoghi comuni, su cui il libro si sofferma in dettaglio per confutarli, sono:
1) Gli Spaghetti alla Bolognese non esistono.2) Gli Spaghetti alla Bolognese sono cattivi.
3) Gli Spaghetti alla Bolognese sono quelli al tonno.
4) Gli Spaghetti alla Bolognese risalgono alla Seconda Guerra Mondiale.
La critica serrata e ben documentata alle “leggende metropolitane” di cui sopra prelude alla parte positiva, costruttiva del testo, che può riassumersi nelle due tesi seguenti:
A) Gli Spaghetti alla Bolognese rappresentano a tutti gli effetti un prodotto tipico della tavola bolognese, anche se di natura decisamente particolare: più in specifico, rappresentano l’altra faccia del tipico;
B) Gli Spaghetti alla Bolognese sono un formidabile vettore di promozione della città di Bologna e del suo territorio.
La seconda parte del libro argomenta le tesi A) e B) con ricchezza di esempi, richiami, aneddoti e riferimenti, arrivando a concludere che gli Spaghetti alla Bolognese possono diventare il punto di partenza per una rinnovata opera di valorizzazione, anche e soprattutto internazionale, dei tesori tradizionali della tavola petroniana. In un’ottica di forte, autentico, modernissimo marketing territoriale. Due appendici, dedicate rispettivamente alle poesie sugli Spaghetti alla Bolognese e alla ricetta del Ragù Classico Bolognese, concludono la trattazione. Un ricco apparato di note consente infine di rintracciare, in dettaglio, i tanti rimandi disseminati nei dieci capitoli del volume: articoli, editoriali, interviste, ritagli di giornale, blog settoriali, dichiarazioni mirate o estemporanee, citazioni e frammenti dalle fonti più disparate.
La via più facile, sulla quale ci si è interrogati a lungo, sarebbe stata quella di compilare una semplice antologia di testi, disposti in ordine cronologico, per autore o per argomento specifico. Ciò tuttavia avrebbe implicato la rinuncia a un’interpretazione unitaria, che per quanto soggettiva avrebbe permesso (e, si spera, permetterà) di leggere l’insieme degli scritti come un corpus organico e significativo. La scelta è quindi caduta sulla redazione di una concisa monografia: personale, arbitraria se si vuole, certamente; ma volta comunque a dare una panoramica d’insieme del dibattuto tema d’indagine.Diceva Winston Churchill: non deridere le stupidaggini degli altri, potrebbero rappresentare la tua opportunità. Di stupidaggini, sugli Spaghetti alla Bolognese, ne sono state dette e scritte tante. Ma proprio lo studio rigoroso di queste sciocchezze ha consentito di dare una lettura nuova del piatto internazionale che porta Bologna nel nome; una lettura che, confidiamo, potrà essere di qualche interesse e (perché no) di qualche piccola utilità.
In epoca di storytelling si è cercato di ricostruire, nel testo, una storia. Una storia che, non diversamente dagli Spaghetti alla Bolognese, è di natura ambivalente. Cioè, leggera e grave al tempo stesso. Leggera in omaggio alla levità dell’argomento, non avrebbe potuto essere diversamente. Grave perché il metodo impiegato è quello proprio della letteratura scientifica, con raccolta e controllo critico delle fonti, creazione di appendici, rimando a un apparato di note, ecc.
Una storia convincente? Il giudizio, come sempre, spetta a chi legge.Non resta quindi che augurare buona lettura.
I dati del libro: Piero Valdiserra, Edizioni Edi House, Bologna, 2016, 80 pagine, 8 Euro.
Info: Edi House sas, Bologna – e-mail voyager @edihouse.it