Amarone di Valpolicella: una filosofia e un’arte

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La genialità italiana non è rappresentata solo dalle creazioni dei grandi artisti, o dalle scoperte e invenzioni degli scienziati, quanto piuttosto dalla capacità dei singoli, con o senza studi o cultura, di saper percepire che qualsiasi evento negativo può essere trasformato in un successo, con un po’ di fortuna e molte capacità. È quanto è avvenuto per l’Amarone della Valpolicella. L’Amarone, che in questi ultimi decenni ha conquistato il mercato internazionale, non ha la tradizione antica di molti dei suoi competitor italiani ed esteri e probabilmente in un altro Paese non sarebbe mai nato.

Era, infatti, il 1936 quando – secondo la tradizione – Adelino Lucchese della Cantina Sociale Valpolicella spillando una botte dimenticata di Recioto Amaro (frutto di fermentazioni imperfette che davano – specialmente nel retrogusto – sentori amari) esclamò con toni entusiastici “Questo non è un Amaro, è un Amarone” Il nome fu subito adottato e nell’atrio della Cantina Sociale di Negrar è esposta una lettera di spedizione del 1942 relativa a “Fiaschetti di Amarone 1938”.

La genialità di Lucchese è stata quella di percepire che in quella botte dimenticata, e che non poteva più essere utilizzata come Recioto, era avvenuto qualcosa d’importante.

Ovviamente nulla avviene senza una cultura antica e in Valpolicella quella della vite e del vino risale – come testimoniato da reperti archeologici – agli Arusnati (popolazione di origine retica che abitava la zona prima della conquista romana) il cui ottimo rapporto con il vino è rivelato da Jupiter Felvenne, divinità simile a Bacco.

Anche in quest’area i Romani sviluppano la loro politica agricola che pone in primo piano la viticultura e dai reperti rinvenuti in località Ambrosan si deduce l’utilizzo della tecnica dell’appassimento, adottata ancora oggi per Amarone e Recioto.

Il vino ottenuto doveva essere buono se è esaltato da Virgilio nelle Georgiche e se Catullo in uno dei Carmi reclamava “calices amariores”, cioè calici di vino più amari (per il retrogusto di mandorle) di quelli abitualmente bevuti dai Romani.

Interessante la testimonianza di Cassiodoro (ministro del re dei Visigoti Teodorico) che in una lettera descrive l’Acinatico, vino ottenuto con una speciale tecnica di appassimento delle uve, prodotto nell’attuale Valpolicella (il cui nome derivato – secondo alcuni studiosi – da “Vallis-polis-cellae”, cioè valle dalle molte cantine, è apparso ufficialmente per la prima volta in un documento del 1177) e che può essere considerato antenato del Recioto.

I Fiaschetti di Amarone 1938 contenevano un vino ben diverso da quello oggi apprezzato in tutto il mondo ed era più frutto del caso che di un processo produttivo: è stato, infatti, solo nel 1953 che la Cantina Bolla ha elaborato uno specifico processo produttivo ottenendo un ottimo prodotto, peraltro per gli esperti – nonostante il successo ottenuto – non adatto al mercato internazionale giudicandolo provinciale, sbilanciato, un pò pesante e rustico.

Il moderno Amarone si deve alla messa a punto di un sistema per l’appassimento ideale dei grappoli (che riposano a lungo su graticci di bambù prima della vinificazione), senza sviluppo di muffe, ricreando le condizioni climatiche delle migliori annate. Vino unico e prezioso, nasce – come sostiene Sandro Boscaini, uno dei suoi padri – da una serie di atti d’amore: dalla selezione nella fase della raccolta dei grappoli (non i migliori, ma solo quelli perfetti), alla loro messa a riposo sulle ‘arelle’, al controllo giornaliero dell’uva e dei progressi dell’appassimento.

L’Amarone – che oggi conquista i massimi allori internazionali ed è un simbolo dell’eccellenza italiana – è un ‘rosso’ luminoso, secco, con un bouquet intenso e complesso, strutturato, morbido ed elegante e dal grande equilibrio.

La sua unicità a livello mondiale nasce da una combinazione non ripetibile altrove di elementi peculiari del territorio: vitigni autoctoni (Corvina, Corvinone e Rondinella e, a volte, anche altri vitigni storici locali come Oseleta e Spigamonti) che interagiscono con un ambiente pedoclimatico irripetibile e in cui l’appassimento porta alla sintesi elementi non presenti nelle uve fresche, oltre a un paesaggio ben conservato e ricco di biodiversità.

Il millesimo 2013

Naturalmente ogni annata ha le sue caratteristiche determinate anche dall’influenza che l’andamento meteorologico e climatico ha avuto sulle varie fasi vegetative della vite: il 2013, sotto quest’aspetto, ben rappresenta i mutamenti climatici attualmente in atto che sottopongono la vite a stress opposti con risultati a volte inaspettati, ma di grande interesse.

Il millesimo 2013 (appena entrato in commercio e nemmeno per tutte le aziende, alcune preferendo lanciarlo nei prossimi mesi se non all’inizio del 2018) è stato giudicato dalla Commissione di Degustazione del Consorzio d’elevato livello qualitativo e con caratteristiche tendenziali (che logicamente si differenziano nelle varie aree produttive della Valpolicella) di ottima intensità di colore e di un ricco bouquet di sentori sia al naso sia in bocca e con un’alcolicità che si fonde con grande armonia con l’acidità e la corposità.

Anteprima Amarone (organizzata dal Consorzio di Tutela Vini Valpolicella e giunta alla quattordicesima edizione) permette di conoscere e confrontare con immediatezza i vini dello stesso millesimo prodotti nelle varie aree della Valpolicella e scoprire che ognuna ha proprie peculiarità: eleganti e fruttati a Mezzane, Illasi e Cazzano, eleganti e potenti a Negrar, delicati al naso ed equilibrati in bocca nella vallata di Fumane, ricchi di note di confettura a San Pietro in Cariano. I vini della vallata di Marano si sono rivelati con una grande omogeneità territoriale e un’ottima struttura e in Valpantena morbidezza e grande piacevolezza sono i caratteri identitari.

La splendida location del Palazzo della Gran Guardia ha ospitato 78 aziende che oltre al millesimo 2013 hanno generalmente presentato anche un vino di un millesimo precedente permettendo sia di conoscere la possibile evoluzione negli anni del ‘neonato’ sia di scoprire alcune, anzi molte, chicche eccezionali. L’Anteprima consente inoltre di rapportarsi direttamente con i produttori scoprendo la passione che ognuno di loro pone nel far nascere e crescere questo ‘figlio’ e di maturare la consapevolezza che un grande Amarone non è un’operazione commerciale, ma la creazione di un’opera d’arte che trasmette peculiarità e storia di un territorio.

L’Amarone in cifre

286  produttori: nel periodo 2010-2016 hanno annualmente imbottigliato in media circa 110.000 ettolitri di Amarone con un controvalore stimato di 330 milioni di euro.

65% l’export del prodotto imbottigliato: Germania 18%, Usa e Svizzera 11%, Regno Unito 10%, Canada e Svezia 7% sono i principali Paesi importatori.

35% il mercato italiano: horeca, enoteche e cantine sono i principali canali distributivi. La GDO incide per il 3%, peraltro in linea con gli altri grandi vini nazionali (per esempio 5% il Brunello e 3,3% il Barolo).

Info: San Pietro in Cariano (VR) – Tel. 045.7703194 – info@consorziovalpolicella.it