Ci sarà pure una buona ragione se da oltre mezzo secolo la Thailandia risulta la nazione più ambita dal turismo internazionale e anche la più frequentata, con oltre 32 milioni di turisti ogni anno da tutto il mondo (esattamente la metà dei suoi abitanti), così come la sua capitale Bangkok risulta la città a vantare il maggior numero di visitatori. In realtà ci sono diverse motivazioni a determinare un simile invidiabile primato, in quanto il turismo rappresenta un quinto delle entrate, oltre a una ragione “storica”. Questa nazione della penisola indocinese dalla strana forma allungata, grande quasi due volte l’Italia, stretta tra Myanmar, Laos e Cambogia e affacciata sul golfo del Siam, vanta una storia lunga e articolata, ricca di testimonianze artistiche e culturali, ma è l’unica a poter vantare di non aver subito un dominio coloniale, forse non tanto per merito proprio quanto a causa dei dissidi esistenti tra i due maggiori contendenti, Francia e Inghilterra.
Si tratta di un paese del Sud-Est asiatico estremamente vario e differenziato: a nord catene di montagne alte oltre 2000 m a separarlo dai confinanti (a est il fiume Mekong segna il confine con il Laos), al centro una vasta pianura alluvionale disseminata di risaie, la cui spina dorsale è rappresentata dal fiume Chao Phraya che l’attraversa da nord a sud fino a sbucare nei golfo del Siam a Bangkok, dove si concentra la maggior parte della popolazione e delle attività umane, e infine i 2000 km di coste del sud affacciate a ovest sul mare delle Andamane (oceano Indiano) e a est sul golfo del Siam, con un susseguirsi di spiagge coralline, baie e penisole d’incanto con piccoli villaggi di pescatori, isole calcaree a pan di zucchero traforate da grotte, il tutto su un mare d’incanto paradiso agognato da ogni sub e da ogni vacanziere che sogna sabbia, palme, sole e relax.
A tutto questo aggiungete un’esuberante vegetazione tropicale, anch’essa differenziata: estese foreste di thek e di legname pregiato a nord, dove sopravvivono ancora elefanti, tigri, gibboni, e cervi, le risaie smeraldine al centro, a sud vegetazione e fauna marina. Il territorio protetto arriva al 15,6% e, curiosamente, qui è protetto dall’esercito, il vero detentore del potere nel paese. Ad abitarlo sono i Thao, popolazione qui giunta nel XII sec. dallo Yunnan cinese, che fino al 1939 dettero vita al regno del Siam; da allora è stato un susseguirsi di colpi di stato, anche per fronteggiare la guerriglia islamica e quella marxista, nonché i trafficanti di oppio e di rubini. Sono tutti buddhisti di scuola Theravada, gente allegra, accogliente e festaiola – altra attrattiva del paese – che si rispecchia nelle infinite statue ieratiche del Buddha. L’aeroporto di Bangkok, il più trafficato dell’Estremo Oriente già nel secolo scorso, costituisce la porta d’entrata nel paese: la caotica e trafficata capitale, con il suo melange di grattacieli e di mercatini tradizioni specchio del dualismo del paese, è una delle città più intriganti in assoluto, con il fascino tutto d’oro dei suoi 350 templi, i mercati galleggianti di frutta e verdura sui canali, le bancherelle con il gustoso cibo di strada a due lire.
Dalla capitale, meta imprescindibile per carpire il fascino sottile dell’Oriente, si può decidere cosa fare e dove puntare: a nord il viaggio culturale per visitare i capolavori dell’arte, della cultura e dell’architettura thai, i villaggi sperduti tra le montagne del Triangolo d’Oro dove l’oppio e i rubini sono le risorse primarie, per fare un’escursione in groppa agli elefanti, scendere in rafting su zattere di bambù o incontrare le donne giraffe dal collo lunghissimo. Oppure un’edonistica vacanza balneare sulle spiagge del sud, tra immersioni, cocktail di frutta esotica, go-go bar pieni di fanciulle disponibili e party al chiaro di luna sulla spiaggia con musica a tutto volume, alcol e birra a fiumi e orde di turisti. In questo risiede il plus turistico della Thailandia, con una motivazione “storica”. Prima e durante la guerra del Vietnam e della Cambogia la Thailandia, unico paese non belligerante e amico, costituiva il retroterra bellico, dove i soldati americani stressati dal fronte venivano a riposarsi e a ritemprarsi, in una terra allegra, disponibile e a quattro soldi: ecco allora sorgere alberghi, ristoranti, bar e discoteche, bordelli, surf e diving e ogni altro elemento per farne un perfetto divertimentificio. Da allora sono cambiati gli utenti, non le strutture.
I due aspetti contrastanti del paese, nord-montagne-cultura e sud-mare-divertimento, possono anche essere riuniti in un unico viaggio di almeno due settimane. Per visitare l’affascinante Bangkok non basterebbe neppure una settimana; in un paio di giorni si vedono almeno il Royal Gran Palace, simbolo della nazione, il Tempio del Budda di Smeraldo, e poi navigare sul vivace Chao Phraya e sui tranquilli canali laterali dove si svolge la vita della capitale. A nord si visitano in successione le rovine di Ayutthaya, antica capitale del Siam distrutta dai birmani e sito Unesco, il Wat Chaiwattanaram, replica del famoso tempio khmer di Angkor e il bazar notturno di Phitsanulok, una delle cittadine più antiche e significative, e quindi i resti della prima capitale siamese Sukhothai, sito Unesco, e Lampang, bella cittadina di epoca Lenna. Si prosegue con Phrae, una delle città più antiche dalla tipica architettura thai, e Nan, capitale per secoli di un regno autonomo; da qui si compiranno escursioni ai villaggi dei Malbri, una delle singolari minoranze etniche del Triangolo d’Oro, poi Chiang Saen, la città più settentrionale, e a Mae Sai il Museo dell’Oppio. Infine Chiang Mai, la rosa del nord e principale centro di produzione dell’artigianato di qualità: seta, ombrelli di carta colorati, ceramiche celadon, sculture in teak, lacche e argenteria, ma anche sede di uno dei templi più sacri del nord, in quanto contenente una reliquia del Buddha, e uno dei maggiori monasteri buddhisti.
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