Sono 25.390 aziende con quasi 300.000 posti letto. Volàno per il territorio, dal cibo alla cultura. Il Ministro Lollobrigida: «Sostegno per il potenziamento del settore»
L’agriturismo è uno dei pilastri dell’agricoltura italiana, oltre che del turismo: nel 2021 ha registrato un valore di oltre 12,5 miliardi di euro, con una crescita del 50% negli ultimi dieci anni, e rappresenta più di un quinto del valore complessivo della produzione del settore primario. Secondo il VI rapporto sul comparto, curato da Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) nell’ambito delle attività della Rete rurale nazionale e presentato al convegno “Agriturismo e multifunzionalità, scenario e prospettive”, si tratta dell’attività connessa più diffusa praticata dal 38% delle oltre 65.000 aziende agricole multifunzionali, spaziando dall’accoglienza, alla produzione di energia rinnovabile, alla prima lavorazione di prodotti agricoli o alla trasformazione di prodotti animali, senza dimenticare le fattorie didattiche e l’agricoltura sociale. Nel comparto spiccano i giovani; le aziende multifunzionali condotte da “under 40” sono il 18,7% rispetto al 9,3% delle agricole in generale, e sono più digitalizzate (61,7% contro 15,8%); tra queste, le più informatizzate sono quelle con fattoria didattica (76,6%), servizi di agricoltura sociale (71,5%) e agriturismo (69,3%).
L’agriturismo fa bene al territorio: per ogni 100 euro speso dagli ospiti nei vari servizi agrituristici offerti dalla struttura, altri 40 euro vengono investiti in esperienze di fruizione offerte: dal posto, dall’enogastronomia, alle attrazioni artistiche e culturali, allo sport e all’avventura.
Emerge un quadro di conferme delle tendenze in atto, caratterizzato da una parziale destagionalizzazione dei soggiorni (12,5% nei mesi non estivi), l’aumento della loro durata media, il privilegiare mezzi di trasporto propri (automobile 88,5%) e la disintermediazione (il 75% degli ospiti ha prenotato contattando direttamente l’agriturismo). Quanto alle ragioni che hanno portato gli ospiti a scegliere il territorio da visitare, secondo il rapporto, prima su tutte la ricerca di relax e benessere, seguita dalla presenza di città d’arte e attrattori culturali, in particolare per i turisti stranieri, e dall’enogastronomia locale. Un settore capace quindi di esprimere al meglio la cultura e la tradizione del Paese, in grado di offrire numerose opportunità professionali ai giovani con una formazione mirata. Al convegno ha partecipato una folta rappresentanza di studenti degli istituti agrari e alberghieri che si sono confrontati sul futuro di questo comparto dalle tante potenzialità inespresse, in grado di coniugare tradizione e innovazione in una forma di ospitalità rurale unica al mondo.
«Difendere la qualità italiana, oggetto di attrazione principale dell’agriturismo insieme ai beni culturali, all’ambiente del nostro territorio. Questo è un impegno di carattere generale, l’altro elemento su cui stiamo lavorando molto è la formazione e quindi utilizzare le scuole, gli istituti alberghieri e gli agrari – ha detto il ministro dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Francesco Lollobrigida -. «Occorre poi incentivare questa attività cercando di far comprendere che il lavoro in agricoltura o nelle attività connesse è pagato il giusto, in grado di garantire una crescita professionale ed economica». Lollobrigida ha poi precisato che «lavoreremo, ovviamente con le associazioni rappresentative di questo settore, per sviluppare le attività connesse o direttamente attivate in un mondo in crescita, perché ci sono dei parametri di riferimento che caratterizzano questo nostro modello turistico che garantisce potenzialità da agevolare, implementare e raccontare».
Sono aumentate del 27% le strutture agrituristiche autorizzate dal 2010 al 2021 totalizzando 25.390 strutture, a fronte di una riduzione complessiva delle aziende agricole. Un incremento che ha toccato tutte le regioni, con un’incidenza più che raddoppiata in Liguria, Lazio e Campania. Oltre 11.000 aziende (il 44%) sono localizzate nel Nord, il 36% nel Centro e il 20% nel Mezzogiorno, area questa particolarmente dinamica.
Nella composizione dell’offerta più dettagliata si conferma la marcata concentrazione di aziende in Toscana e in Alto Adige, che insieme rappresentano il 34% dell’offerta, rispettivamente con il 21,2% e il 12,8%, con oltre 8.600 unità. In altre sette regioni (Lombardia, Veneto, Umbria, Piemonte, Lazio, Emilia Romagna e Marche) si trova un altro 34%, mentre nelle rimanenti 11 il 30%. «Cresce la domanda ma anche l’offerta degli agriturismi italiani – ha detto il presidente di Ismea, Angelo Frascarelli: un successo dovuto al fatto che il comparto ha saputo e continua a cogliere le gusti e aspettative degli ospiti che cercano risparmio inteso come un buon rapporto qualità-prezzo, emozione, ambiente rilassante, salute e buon cibo». Franceschetti ha sottolineato il ruolo fondamentale che l’agriturismo svolge a presidio dei territori, soprattutto in alcune aree interne, «basti pensare che il 63% dei comuni appartenenti a queste aree detiene almeno un agriturismo che svolge appieno il ruolo di custode dei saperi e delle tradizioni, ma funge anche da volàno per l’economia del territorio e la coesione sociale».
Testo per gentile concessione de Il NordEst Quotidiano – www.ilnordestquotidiano.it
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