Il percorso che il grande Fausto Coppi percorreva per allenarsi. Tra dolci colline l’immagine dell’eterno campione accoglie chi ripercorre le sue strade e la sua storia
Se la domenica splende di sole, da Milano puoi andare in un luogo dove ritrovare sapori e miti antichi. E se il mito è Fausto Coppi, Castellania, il suo paese natio, diventa una meta ideale che ci riporta indietro nel tempo. L’autostrada A 7 per Genova conduce fino all’uscita per Tortona. Si procede per circa tre chilometri sulla strada statale. Alla rotonda si svolta a destra e si imbocca l’altra statale, la 35 per Genova e si procede per Costa Vescovato – Castellania, in Provincia di Alessandria. Il borgo è proprio lì, all’inizio del paese. Ma la strada che porta al borgo è uno spettacolo di colori, di colline che morbide si stagliano nel cielo azzurro. Quella stessa strada ha visto il suo grande campione arrampicarsi, allenarsi e sudare per arrivare dove pochi nel mondo delle imprese sportive sarebbero arrivati.
Sull’asfalto reso lucente dal riflesso del sole, si leggono date e titoli vinti dal mito di Coppi: cinque giri d’Italia, due Tour de France e ancora un Campionato del Mondo su strada, tre Milano San Remo, una Parigi Roubex e cinque Giri di Lombardia, E tanti, tanti altri successi. Ad ogni curva, mentre salgo per arrivare al borgo, appare come in un sogno, l’immagine del grande campione che sui pedali scala quelle salite ripide. Gigantografie rivelano lo sforzo e la passione di questo fuori classe d’altri tempi. La strada allora sterrata pare non riuscire a resistere alla possente spinta di Fausto. Pensare alle tecnologie odierna, ai telai in carbonio e alle divise aereodinamiche, rende ancora più importante il nome di Coppi tra i miti dello sport.
Fausto Coppi nasce il 15 Settembre 1919. Pesa soltanto due chili il figlio di Domenico e Angioina e, parallela alla strada che porta alla sua casa natale, scorre una lunga pista ciclabile che sembra voglia incitare affaticati ciclisti ad imitare le gesta del mito. Ma loro, impassibili nel ritmo della loro pedalata, gustano il sole caldo della mattina e riempiono gli occhi del meraviglioso panorama della pianura. Proseguendo verso il paese, ancora immagini di Fausto appaiono affisse ai muri delle case, delle cascine, dei piloni della luce stradale. Ovunque compare un segno che lo ricorda. E pare un grande museo all’aperto, ancora più bello di quello che è allestito nella casa natale di Coppi. Il cielo azzurro fa cornice ad una grande foto che lo ritrae in un sorriso sereno con lo sguardo rivolto al futuro che non lo vide invecchiare. Prima di giungere al borgo, un incrocio segnala su di un cartello “Casa di Fausto Coppi” ed un altro “Le strade di Fausto Coppi”. Svolto a sinistra e dopo pochi chilometri ecco la sua casa natale. Poche decine di metri più avanti difronte all’unico ristorante del paese, un altro piccolo museo all’aperto, con immagini di Fausto ed oggetti appesi alle travi del porticato.
E ancora più in su, salendo una larga scalinata, il mausoleo che lo immortala nei tempi che verranno. Il monumento è semplice ma ricco di fotografie, di targhe poste in omaggio e a ricordo, di fiori. E c’è anche lui, il fratello di Fausto, Serse: insieme stretti in una riproduzione che li vede vicini con il capo, quasi a sfiorarsi. Le persone arrivano, si fermano nell’ampio parcheggio e subito si soffermano davanti alle fotografie che vedono il campione ora sorridente, ora impegnato nello sforzo della corsa, rilassato in un momento della sua vita. Persone che vengono da ogni parte d’Italia, persone che sanno chi era e persone che, meno informate, ascoltano, osservano i cimeli di Fausto Coppi. A destra del monumento, le sbarre proteggono una vetrata dietro alla quale sono custodite le maglie, le biciclette storiche, i berretti, coppe e stendardi delle vittorie più grandi del grande campione. Dietro i riflessi inevitabili del sole, sembra di vederlo, Fausto, sfrecciare sulle strade polverose ed alzare ancora una volta le braccia al cielo in un gesto che tutti conosciamo ma che per un campione, qualunque sia lo sport, rappresenta un atto liberatorio, il coronamento alla fatica fisica ed all’impegno costante per raggiungere un risultato importante. E così dovrebbe essere nella vita, anche di chi non è un campione dello sport.
Foto di: Carbamitù Photo and Video Milano
Fausto Coppi, il profilo del fuoriclasse
A centoquattro anni dalla sua nascita, ripercorriamo attraverso immagini d’epoca la vita di Fausto Coppi, uno dei più grandi campioni del ciclismo e dello sport italiano del Novecento. Nato a Castellania il 15 settembre 1919, sin da ragazzo comincia a familiarizzare con la bicicletta, occupandosi delle consegne di un negozio, presso cui lavora. Inizia la sua carriera nel ciclismo a diciotto anni, nel 1937 e due anni dopo passa ai professionisti. Ingaggiato dalla Legnano, la squadra di quel Gino Bartali che diventerà suo grande antagonista, nel 1940 vince il suo primo Giro d’Italia, a soli vent’anni. L’ingresso in guerra dell’Italia blocca la carriera di Fausto, che parte caporale per l’Africa settentrionale.
Nel 1946 però il riavvio delle competizioni sportive permette a Coppi di riprendere l’attività: firma per la Bianchi lasciando la Legnano e inizia anche la rivalità con l’altro grande campione Gino Bartali, fatta di sorpassi, controsorpassi ed epiche battaglie. Nel 1949 l’anno della consacrazione: centra la vittoria alla Milano-Sanremo, al Giro d’Italia e al Tour de France. Seguono una serie di drammatiche vicende: nel 1950 si procura una tripla frattura al bacino durante il Giro d’Italia e l’anno dopo muore in un incidente durante il Giro del Piemonte l’amato fratello Serse.
La sua carriera però riprende subito alla grande: nel 1952 e nel 1953 arrivano le vittorie al Giro d’Italia, al Tour de France e al campionato del mondo su strada. Dopo questi successi uniti anche ad altri, seguono anni meno favorevoli e caratterizzati anche da vicende personali. La sua relazione con Giulia Occhini, la dama bianca, anch’essa sposata, gli procura molte polemiche che sfociano in un processo e una condanna con la sospensione della pena per entrambi.
Il 2 gennaio 1960 Fausto Coppi muore all’età di quarant’anni, a causa della malaria contratta durante un viaggio in Africa fatto pochi mesi prima e non capita dai medici che lo avevano in cura. Nonostante le polemiche e il finale meno glorioso della sua carriera, rimangono nella memoria collettiva le grandi vittorie fatte di tenacia e di forza di volontà, che lo hanno portato frequentemente ad essere “Un uomo solo al comando!”
Testo da “Un uomo solo al comando” – RAI Sport
Info: https://www.comune.castellania.al.it/it-it/vivere-il-comune/cosa-vedere
Casa Museo Fausto Coppi
Nome | Descrizione |
---|---|
Indirizzo | Via Fausto Coppi n. 9 |
Telefono | 389.8771890 |
casa@faustocoppi.it | |
Web | http://www.faustocoppi.it |