Zoom e fermo immagine in quel film… che è, come la vita, un viaggio

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Sulle ali del tempo pre-covid, in volo oltre la pandemia. Tra Piemonte e Liguria, risalendo l’Erro, nella riserva naturale dell’Adelasia

Avevo percorso parecchie volte la strada 334 del Sassello, statale declassata, che conduce da Acqui Terme ad Albissola e mai avevo assecondato l’impulso di compiere una digressione all’altezza del ponte sull’Erro, torrente che determina il confine tra le province di Alessandria e di Savona. Stavolta, memore che ad ogni passaggio quei cartelli – Mioglia 7, Miogliola 2 – mi avevano messo addosso più di una curiosità, una sorta di aspettativa, e visto che anche ora provo la stessa sensazione, rompo gli indugi e imbocco la deviazione dalla via principale.

Per un primo, breve tratto costeggio l’Erro, le cui acque di qui in su scorrono limpide (sto risalendone il corso) e che diverranno cristalline – lo scoprirò – allorché da Pontinvrea s’insinua tra i monti, sino alla sorgente, in quel di Montenotte. Supero Miogliola, ridente frazione di Pareto tra prati e coltivi ed entro in Liguria, lasciandomi alle spalle l’ultimo piemontese lembo di Monferrato. Attraverso un frammisto di campi curati e di grande naturalità. Non uso l’aggettivo, spesso abusato, incontaminata poiché si sa che da un millennio buono l’uomo è presente in questi posti. Se non incontaminata è comunque pregevolissima.

Un paese speciale: Mioglia

Arrivo a Mioglia, piccolo comune del Savonese a 350 m di quota. Mi informo e vengo a sapere che, quantunque piccolo, il paese può vantare una posizione invidiabile, il mare di Varazze-Albissola Marina-Savona a mezz’ora, la meraviglia del Gruppo del Beigua, parco naturale regionale e Geoparco Unesco, a mezz’ora, la deliziosa Acqui Terme (AL) a mezz’ora. Mica male!

Mi porto su un’altura presso Carpenaro, vicina frazione e privilegiato punto d’osservazione. La vista spazia, Mioglia è distesa in una conca d’oro, amenissima, incorniciata da rilievi boscosi, castagni, pioppi, roveri, betulle. Qua e là il grigiore di calanchi marnosi interrompe il verde imperante. La scena evoca l’Arcadia, la poesia bucolica.

Questo posto fa per me, mi dico, e senza pensarci troppo, decido di trattenermi per qualche giorno. Mi serve un alloggio, un punto base. Ci sono alcune possibilità, due o tre B&B, un agriturismo, tutti di buon livello. Opto per l’agriturismo.

Caterina Munarin, familiarmente Katia, è una donna diretta, vera, come vero è l’agriturismo che porta il suo nome. “Mu-na-rin”, il troncamento sa di Veneto, ma la sua parlata è molto lombarda. C’entrerà per caso il fatto che nel XIX secolo ci fu, soggiogato agli Austriaci, il Regno Lombardo-Veneto? 

Molti anni fa Caterina è approdata su quest’appennino per amore, nulla di straordinario, tranne che per lei, s’intende, per il resto un classico. Ho accennato ad un agriturismo vero. Che cosa volevo dire con vero? Questo: pochi fronzoli e molta sostanza, una trentina di posti a tavola, cinque camere, semplici, linde e confortevoli, la stalla a tiro con alcune mucche (ogni tanto un vitellino), qualche capretta, l’asino che raglia; a tiro anche il pollaio col gallo che ti sveglia al mattino. E poi l’orto, generoso, grazie alla dedizione amorosa di chi lo coltiva e al clima dell’entroterra ligure, così propizio, che fa la sua bella parte. Poco discosti dalla struttura, i campi dell’azienda la quale, da oltre tre lustri, ha ottenuto la certificazione biologica e produce foraggi, pomodori, verdure, patate, fagioli rossi, borlotti bianchi, le pregiate quarantine, il granoturco 8 file, eccellente per la polenta, il grano per farne farina bianca. Ci sono anche degli alberi da frutta. Insomma un agriturismo come dev’essere un agriturismo puro. Il marito di Katia e i loro due figli hanno ciascuno un proprio lavoro al di fuori dell’Azienda. Nel tempo libero danno una mano, ma il grosso è tutto per lei, Katia. Sembra instancabile e forse lo è.

Mi racconta che durante la settimana appresta tutto il preparabile per un consumo che avverrà prevalentemente nel week-end. Effettua poi la pulizia delle camere rassettandole e igienizzandole con la meticolosità imposta dal suo carattere (austro-veneto?) e dai tempi.

Katia ha innato il dono dell’artista di professione. Con gli ospiti è accogliente, quando dispensa i suoi “piatti” appare in sala come una meteora e sfodera sorrisi senza risparmio, allegra, a volte simpaticamente esuberante.

La sua cucina è schietta e grata al palato: squisiti ravioli, il suo fiore all’occhiello, quindi risotti, pizzoccheri e cassoeula (ah, Lombardia! vedi a fianco), brasati, arrosti, bolliti, coniglio alla ligure, gnocchi, farinata, torte salate. E verdure, verdure, sapori desueti, sopiti e finalmente ritrovati, quasi una (ri)scoperta almeno da parte di chi, come me, viene dalla grande città. Appena si spengono le luci della sala, Katia smette i panni della “commedia” ed eccola, come ciascuno di noi, calata nelle trame della quotidianità, pronta comunque a indossarli di nuovo per la prossima replica.

L’orto, da cui è tratta in massima parte la materia prima impiegata in cucina, è un altro gravoso impegno delle sue giornate. E la stalla? E i campi? Anche lì c’è da fare e molto. E gli approvvigionamenti? E gli adempimenti gestional-burocratico-amministrativi? E’ ammirevole Katia, sempre in movimento, si siede un attimo e poi si alza e via. Che tempra!

Lascio l’agriturismo e mi soffermo in centro paese. Mi viene riferito che l’economia locale fa perno, come un tempo, sull’agricoltura di collina, con gli aggiornamenti offerti dalla modernità certo, ma non più di tanto. Insomma le mani contano ancora, eccome. Le tipologie colturali ricalcano quelle di casa Munarin, in più poco altro. L’allevamento del bestiame, lo sfruttamento dei boschi, la raccolta delle castagne e dei funghi, l’apicoltura hanno un posto di rilievo. E non manca una chicca.  

Stefano Avezzù da Milano, già manager di una multinazionale ora in pensione, si è costruito, per così dire, una vita “occupata”. Ha frequentato corsi di agricoltura biodinamica alla Zelata di Bereguardo (PV) e a Firenze e poi li ha tradotti in opera. Riattata una casa nel verde, attenendosi ai principi e alle metodiche elaborati un secolo fa da Rudolf Steiner (allora nessuno parlava neppure di biologico!), coltiva la Lavanda officinalis su due ettari e su altri due l’Elicriso Italicum, la Salvia Officinalis, il Timo Vulgaris, il Rosmarino Verbenone. Ne ricava, mediante distillazione, gli oli essenziali e li fornisce ai naturopati che glieli richiedono specialmente per l’aromaterapia. “Chi arriva qui è perché ha sbagliato strada” dice. Come dargli torto? Nel rasserenante paesaggio regna la quiete campestre. Vedere i caprioli è tutt’altro che raro, siamo fuori dai circuiti affollati, ma non c’è isolamento. 

Nei dintorni del paese si sviluppa una rete di sentieri molto attraente, mi riprometto di saggiarne qualcuno al ritorno “alla base” cioè all’agriturismo. Ora voglio raggiungere le sorgenti dell’Erro. Lungo la strada che porta a Pontinvrea noto un chioschetto sotto gli alberi su cui campeggia un cartello luminescente “aperto”. Maria Leoncini ha nel banco-frigo formaggi eccellenti, freschi – straordinarie le sue “formaggette” – e stagionati, che produce, da latte vaccino e ovino, alle spalle del chioschetto dove sono collocate le stalle e il piccolo caseificio.        

In men che non si dica arrivo a Pontinvrea dal cui centro parte la strada per Cairo Montenotte e Altare. Fatto qualche chilometro spopolato, ecco due minuscole frazioni, Montenotte Inferiore (m.s.l.m. 565) e Montenotte Superiore (668). Qui, dalla fusione di alcuni rii, si forma l’Erro che nella folta vegetazione muove i primi passi. Ma si fatica a vederlo.

I due agglomerati parrebbero poter passare inosservati. Niente affatto. Sentite un po’. Da queste parti, era il 1796, i Francesi, al comando di Napoleone, si scontrarono nella famosa Battaglia di Montenotte con il fortissimo esercito austriaco-piemontese sconfiggendolo e inferendo un rilevante colpo di timone al corso della Storia. I segni di quei combattimenti sopravvivono ancora. Ma c’è di più e di attuale.

La riserva naturale Adelasia

Appena lasciata Montenotte Superiore in direzione Altare (la cui bocchetta, nota anche come Colle di Cadibona, segna convenzionalmente lo stacco tra le Alpi e gli Appennini), mi trovo, in prossimità di un tornante, all’ingresso di un’autentica meraviglia: la Riserva Naturale Regionale dell’Adelasia.

Adelasia, Adelasia, un nome, una leggenda che corre tra le pieghe di reali accadimenti. Vi si narra la vicenda, risalente al X secolo, di Adelasia e Aleramo, il loro amore contrastato e indomito, la fondazione di Alassio, sul filo di tante peripezie. Val la pena di leggerla questa storia, in internet la si trova subito. 

Entro nella Riserva e in breve giungo alla Cascina Miera che è un rifugio a tutti gli effetti (posti letto, cucina e sala mensa, servizi). Lo gestisce Marco Briano, un uomo che a sentirlo parlare capisci che è innamorato della montagna, in particolare della “sua”, questa. Quando non è al rifugio è a Savona dove lavora in un negozio di articoli… da montagna. Marco è una preziosa fonte di informazioni sia per quanto riguarda le caratteristiche della Riserva (geomorfologia, flora, fauna, clima) sia per i percorsi. Il clima, soprattutto d’inverno, a volte si concede qualche bizzarria. Sebbene siamo a pochi chilometri dal mare, le temperature possono scendere fino a 15 gradi sotto lo zero e meno ancora; se sono associate ad un vento impetuoso possono causare il gelicidio, indicibile sofferenza per il bosco, com’è successo nel 2018. Ma questo è un bosco fiero, passata la buriana, sfodera le sue risorse e complice la sapiente opera dell’uomo, sa riacquistare intero il suo splendore. Oggi è già tornato magnifico.        

D’inverno cade anche abbondante la neve, quest’anno così copiosa che è stata una vera festa per le ciaspolate.  Marco Briano, oltre a dedicarsi al rifugio, è l’animatore di attività riferibili all’educazione ambientale e all’accompagnamento degli escursionisti. Fatevi indicare i punti panoramici e non perdeteli. Io mi sono portato, oltre allo zaino, binocolo e fotocamera e me ne sono rallegrato, nonostante un po’ di ingombro e di peso in più. 

Vicino alla Miera passa l’Alta Via dei Monti Liguri, lo stupendo tracciato che in un ideale abbraccio cinge tutta la Regione, da Ventimiglia a La Spezia. Quattro itinerari ben segnati permettono di godere ciò che l’Ambiente dell’Adelasia elargisce a piene mani. A cominciare dal bosco che è un gran bosco: parla, profuma e canta, si fa accarezzare e restituisce energia vitale, offre frutti. E atmosfere sognanti.

Tra i castagni e i faggi monumentali provo insieme un desiderio di confidenza e qualcosa che rassomiglia a un timore reverenziale, tanta mi appare la loro autorevolezza. Ho detto bosco perché pensavo al Bosco come ad una personificazione, in verità la superficie forestale è superiore ai duemila ettari, si tratta dunque di boschi estesi dove troviamo varie essenze (querce, pioppi bianchi, noccioli e olmi) inframmezzati da praterie e radure.       

Nella Riserva dimorano numerosi mammiferi (tra cui daini, caprioli, volpi, tassi, puzzole e gli immancabili cinghiali), uccelli (sparviere, falco pecchiaiolo, picchio, merlo acquaiolo, martin pescatore) e anfibi, alcuni rari (tritoni, salamandre, gamberi di fiume). Hanno a disposizione acque abbondanti, sorgenti e torrentelli incontaminati, e il loro habitat è un capolavoro di biodiversità. Lungo i sentieri può capitare di imbattersi nelle trincee napoleoniche (battaglia di Montenotte, accennata sopra). Una lapide invece segna il punto del fortunoso atterraggio del col. Joe Kittinger il quale, decollato dal Maine (U.S.A.) a bordo di una mongolfiera, stabilì nel 1984 il record mondiale di volo aerostatico: volo transatlantico di quasi 5.800 chilometri percorsi in poco meno di cento ore. Da solo.

Si è fatta sera. Devo rientrare a Mioglia. Katia e i suoi mi aspettano per cena.

Notizie Utili

Mioglia: www.comunemioglia.it  –  vivimioglia

Agriturismo “Munarin Caterina”: tel. 019 732260 – 349 2928748 – www.agriturismomunarincaterina.it

Azienda Agricola Biodinamica “Il Nevo” tel. 348 7987747 – www.ilnevo.com

Adelasia, Cascina Miera: Marco 338 6931783 www.cascinamiera.it

Riserva Naturale Regionale Adelasia: tra i molti siti www.parks.it