In questo “Pandemonio” è nata l’idea di raccontare la brutalità dell’epidemia che da sempre fa vacillare e dal quale cerchiamo da sempre di proteggerci. L’articolata esposizione, partita come progetto virtuale durante il lockdown è divenuta oggi parte di una mostra “reale”: oggetti e sculture raccontano la forza creativa degli artigiani valdostani come strumento per reagire ad un periodo difficile. Maddalena Stendardi, vicepresidente Neos e Pietro Tarallo, Presidente dell’associazione di giornalisti di viaggio Neos, hanno curato la sezione, costituita da 16 pannelli corredati da foto e testi, dedicata ai reportage prodotti da fotografi professionisti, alcuni dei quali appartengono alla Neos (neosnet.it). Le loro splendide immagini e i loro suggestivi racconti narrano ciò che è accaduto durante il lockdown in Italia e nel mondo sconvolti da questa devastante pandemia.
Il percorso espositivo continua con giornali d’epoca e documenti storici, provenienti dall’Archivio della Biblioteca Regionale e dell’Archivio Storico Valdostano, che testimoniano le epidemie nella storia e ci fanno comprendere l’importanza della memoria. Due sale, coordinate dall’esperta Fiorenza Cout, esprimono la reazione della cultura popolare attraverso i sistemi di protezione tradizionali dell’etnobotanica e i secrets, magiche preghiere frutto della spiritualità rurale.
L’esposizione vede protagonista anche l’arte sacra con le sculture di Madonne e di Santi chiamati a proteggere le comunità dalle grandi epidemie del Seicento, dell’Ottocento e del Novecento: peste, colera, spagnola. Le opere provengono dalla collezione del MAV – Museo dell’Artigianato Valdostano di Tradizione, della Collezione Brocherel, della Fondazione Torino Musei e del Museo del Tesoro della Cattedrale di Aosta.
Le sculture africane della collezione di Willy Fassio de Il Tucano Viaggi Ricerca rammentano, invece, la forza della spiritualità di numerose comunità africane e la devastazione causata dalle epidemie costantemente presenti in alcuni luoghi.
La narrazione della pandemia non si ferma al passato, ma evidenzia ancora una volta il nostro tempo con l’esposizione di opere realizzate da 4 artisti contemporanei che, attraverso linguaggi diversi hanno espresso la loro quarantena. Fotografie di Francesca Alti tra natura e uomo, l’installazione di Alessandra Maio alla ricerca dell’equilibrio, l’installazione di Gigi Piana con al centro la malattia e il video di pittura cinematica di Manuel Diémoz e Mario Calderaro.
Questo viaggio, nello spazio e nel tempo, si conclude con la presentazione di un ciclo di opere dell’artista Stefano Faravelli. Le sue preziose tavole dipinte, accompagnate da citazioni e riflessioni personali, ci trascinano in un racconto intimo e personale tra pensieri, emozioni e notizie dei telegiornali durante la quarantena. Il progetto di Faravelli “Un piccolo esorcismo (visionario) di una pandemia”, è stato recentemente pubblicato dalla casa editrice la Nave di Teseo.
La mostra si apre e si chiude con la scultura di San Rocco, realizzata nel 1974 da François Cerise, noto artigiano di Gignod, deceduto proprio quest’anno di Coronavirus, per la Cappella di Buthier, punto di partenza per la processione alla punta Chaligne a protezione della peste del 1630.
L’esposizione è visitabile, gratuitamente, dal 13 agosto al 31 ottobre 2020. Orario: dal martedì alla domenica, dalle 13 alle 19. Chiusa il lunedì.
Info: MAIN- Maison de l’Artisanat International – Fraz. Caravex, 2 – 11010 Gignod (AO) – Tel. 0165 – 56108 – www.lartisana.vda.it