In mostra al Palazzo Reale di Milano Georges de la Tour: “l’Europa della luce”

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Al piano terra del Palazzo Reale si è aperta il 7 febbraio 2020 a Milano l’attesa mostra di dipinti di Georges de la Tour, artista lorenese del ‘600 la cui fama, tale da meritargli il titolo di pittore del re Luigi XIII, si era offuscata nei secoli successivi, sino alla riscoperta nel ‘900 e al risveglio della critica negli anni successivi .

Del pittore si conservano in tutto 40 opere sparse nel mondo e nessuna in Italia. Ora 15 di esse sono visibili a Milano- con una attribuita- e sono presentate in raffronto con quelle di alcuni artisti suoi contemporanei. La mostra, curata dalla prof.ssa  Francesca Cappelletti e da Thomas Clement Salomon,  affiancati da un comitato scientifico internazionale, si avvale di prestiti provenienti da 28 istituzioni d’Europa, Regno Unito e Stati Uniti, oltre che da musei nazionali per quanto riguarda i contemporanei. 

La mostra presenta un nucleo di opere che riguardano la maturità e il periodo finale della vita dell’artista. In questi dipinti Georges de la Tour ci propone la visione della realtà del suo tempo, indaga i tipi  umani e li restituisce con assoluta e compiaciuta fedeltà al modello sottolineandone il carattere grazie anche ad uno studiato effetto scenico dei dispositivi di illuminazione, sia naturali che artificiali . E’ inevitabile l’accostamento a Caravaggio, le cui opere forse de la Tour non conobbe dal vero (non si ha notizia di suoi viaggi in Italia) ma certamente a lui note attraverso i dipinti dei caravaggisti olandesi, belgi e francesi formatisi a Roma. Infatti condivide con Caravaggio l’uso di di fondali scuri su cui far risaltare i soggetti e pochi altri elementi, la scelta di modelli presi dalla strada, osservati dal vero, l’esaltazione degli effetti chiaroscurali mediante la scelta delle fonti di illuminazione. Ma soprattutto nei dipinti “notturni” usa come dispositivo la luce della candela per far emergere i caratteri più intimi dei soggetti e attenua il verismo dei dettagli  conferendo alla scena una dimensione quasi lirica. Insomma Georges de la Tour usa decisamente un linguaggio “caravaggesco”, ma in modo “non servile”, come ebbe a notare il critico Roberto Longhi.

La mostra evidenzia questo carattere personalissimo del pittore nelle sue varie sfumature e ce lo presenta non tanto come genio isolato quanto nella sua dimensione di grande artista europeo, grazie anche al confronto con varie opere di suoi contemporanei, di non minor valore: Frans Hals, Gerrit van Honthorst, Paulus Bor, Adam de Coster, Jan Lievens, Throphime Bigot, Jan van Bijlert, Hendrick ter Bruggen.

Introducono la mostra il quadro della situazione geografica, la cronologia degli avvenimenti storici contemporanei e la biografia dell’artista. Nasce a Vic sur Seille, nella Lorena francofona, il 10/3/1593 e si trasferisce poi a Lunéville, città natale della moglie e attivo centro di comunizioni e scambi commerciali nel cuore dell’Europa, dove è apprezzato e ben quotato come pittore. Non sono oggi ancora chiariti gli aspetti della sua formazione, ma è documentato il favore del duca di Lorena, che per la “nobiltà” della sua arte lo esenta dal pagamento di tutte le imposte e questo privilegio il pittore vorrà conservarlo vita natural durante. La sua fortuna artistica lo assiste fino alla morte, avvenuta a Lunéville il 30/1/1652. Nel 1639 lo troviamo però a Parigi, a corte col titolo di “pittore ordinario del Re” Luigi XIII e risiederà per qualche tempo alle gallerie del Louvre.

Accolti nella prima sala da una “Maddalena penitente” assorta in muto dialogo con la morte nell’intimità del lume di candela, nelle sale successive ammiriamo altri personaggi, sacri e profani, siamo proiettati in altre scene, diurne e notturne, scene di genere, domestiche o di vita popolare di strada o di osteria, rese con colori ora brillanti e preziosi ora tenui e dimessi, ma con grande attenzione ai tipi umani, ai modelli sempre fedelmente attinti dalla realtà. Il parallelo confronto con le opere degli artisti contemporanei al pittore accompagna tutto il percorso nelle otto sezioni della mostra, fino all’ultima dedicata a “San Giovanni Battista nel Deserto”, dipinto essenziale che si riduce nella figura del santo assorto in solitaria e stanca meditazione. Di compendio nell’ultima sala un video completa la documentazione e il contesto critico della mostra.

La mostra è assai godibile e ci svela un autore sino ad ora poco rappresentato. L’allestimento semplice ed essenziale di Pierluigi Erri, con l’appropriata scelta del colore degli sfondi, amaranto per le opere di Georges de la Tour e grigio per quelle dei contemporanei, rende agevole il confronto. L’illuminazione riesce a contenere i fastidiosi effetti di abbagliamento così frequenti nelle pitture a olio e garantisce il dovuto risalto a tutte le opere. Unico neo la mancanza di sedute per i visitatori, nelle sale e soprattutto nell’ultima, nella quale è proposto il video. In piedi non lo si apprezza come merita.

Annamaria Garavaglia

Info: Enti promotori: Comune di Milano ‐ Cultura, Palazzo Reale, Mondo Mostre Skira

Curatori della mostra: Francesca Cappelletti e Thomas Clement Salomon Milano, Palazzo Reale, Piazza Duomo 12 – 7 febbraio > 7 giugno 2020

Orari: Lunedì 14.30 – 19.30 (dalle 9.00 alle 14.30 riservato alle scuole); Martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 19.30. Giovedì e sabato 9.30 – 22.30

Infoline e prevendite: 0292897755 – singoli

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