La riapertura dei musei nella maggioranza del territorio italiano ha aperto uno spiraglio di luce e speranza durante il lungo e tormentato periodo della pandemia in corso. Una occasione di sollievo morale e spirituale per gli amanti dell’arte costretti per lunghi mesi a sognare la ripresa di una parte della loro libertà perduta.
L’Arte ridona la Vita e la mostra “L’ora dello spettatore. Come le immagini ci usano” che si tiene alle Gallerie Nazionali Barberini Corsini di Roma a cura di Michele Di Monte lo ha dimostrato, con il flusso di visitatori attratti dal richiamo intrigante di “Come le immagini ci usano”, un enigma racchiuso in 25 capolavori della pittura che data tra il Cinquecento e Settecento a Roma, sarà aperta a Palazzo Barberini fino al 5 aprile 2021.
“La mostra – dichiara Flaminia Gennari Santori, direttrice del Museo – approfondisce con un prezioso contributo la conoscenza delle opere della collezione, valorizzando ancora una volta la politica di scambi con altri musei, volta a rafforzare il ruolo chiave svolto delle Gallerie a livello nazionale ed internazionale”.
Oltre ad alcune opere provenienti dalla collezione delle Gallerie Nazionali, la mostra si avvale infatti di prestiti da importanti musei, fra cui la National Gallery di Londra, il Museo del Prado di Madrid, il Rijksmuseum di Amsterdam, il Castello Reale di Varsavia, il Museo di Capodimonte a Napoli, la Galleria degli Uffizi di Firenze, la Galleria Sabauda di Torino. In un percorso che si snoda attraverso 25 capolavori, l’esposizione intende esplorare le forme di quel tacito dialogo che si stabilisce sempre tra l’opera d’arte e il suo spettatore, come sono elaborate nella pittura tra Cinquecento e Settecento. Se l’arte si rivolge sempre a un pubblico, questo appello non si limita mai a un semplice guardare, ma richiede partecipazione e una collaborazione più attive.
Dopo un’allusiva introduzione al tema della mostra, con l’esposizione del capolavoro di Giandomenico Tiepolo dal Museo del Prado, “Il Mondo Novo”, la mostra si articola in cinque sezioni. Nella prima, ‘La soglia’, finestre, cornici, tende e sipari ci invitano a varcare il confine che separa il nostro mondo da quello del quadro; come succede nell’affascinante Ragazza in una cornice di Rembrandt, che proviene dal Castello Reale di Varsavia, che sembra attenderci al di là dell’immagine.
Questo tacito invito diventa esplicito nella sezione successiva, ‘L’appello’, dove opere come il ritratto del poeta Giovan Battista Caselli di “Sofonisba Anguissola”, Venere, Marte e Amore di Guercino o La Carità di Bartolomeo Schedoni si rivolgono apertamente a chi guarda e pretendono la sua attenzione.
Nelle due sezioni centrali, ‘L’indiscreto’ e ‘Il complice’, il coinvolgimento dell’osservatore si fa più sottile, allusivo, segreto e persino imbarazzante. Lo spettatore è chiamato a prender posizione su ciò che vede, e che in qualche caso non dovrebbe neppure vedere, come nell’ammiccante “La buona fortuna” di Simon Vouet, nella seducente “Giuditta e Oloferne” di Johann Liss, o nell’Ebbrezza di Noè di Andrea Sacchi.
Conclude la mostra la sezione dedicata al “Voyeur”, in cui si svela infine la dimensione erotica e ambigua del rapporto tra immagine e sguardo. Nei dipinti di “Lavinia Fontana”, di van der Neer o di Subleyras, il voyeur guarda non solo l’oggetto del suo presunto desiderio, ma scopre anche l’atto stesso del suo guardare, il suo essere pienamente spettatore.
Info: https://www.barberinicorsini.org