L’impatto profondo di Calder, uno degli artisti più rivoluzionari del XX° secolo

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Piacere, allegria, divertimento e una serena joie de vivre sono l’incancellabile regalo della visita a Calder, Sculpting Time, mostra che il Masi (Museo d’arte della Svizzera Italiana incastonato con garbato riserbo nella variegata, cangiante e riposante natura del Lungolago di Lugano) dedica a Alexander Calder (Lawnton/Pennsylvania 1898 – New York 1976)

Alexander Calder, Yucca, 1941, Solomon R. Guggenheim Museum, New York. The Hilla Rebay Collection. 71.1936.R54 © 2024 Calder Foundation, New York / Artists Rights Society (ARS), New York

Scultore geniale, innovativo, prolifico e tra i più famosi e prestigiosi del ventesimo secolo ha coniugato con sagace intelligenza arte e ingegneria creando opere astratte tridimensionali in movimento che mutano il modo di concepire le forme nello spazio e nel tempo. Se per i secoli precedenti si era parlato di scultura dipinta, ora Calder la arricchisce aggiungendo il movimento che la inserisce nel tempo e nei vari ambienti conferendole un affascinante e magico soffio di vita (determinato da variazioni di aria, luce e prospettiva) capace di incantare per la levità che pare annullare la gravità terrestre e il carico di problemi che affliggono l’esistere.

Appartenente a una famiglia di celebri artisti (famosi scultori il nonno e il padre che lo fa posare nudo a quattro anni per Man Cub, pittrice la madre Nanette Lederer e tra gli artefici del Berkeley Art Museum and Pacific Film Archive la sorella Margaret “Peggy”) che durante l’infanzia di Alexander per lavoro si spostano spesso nel territorio statunitense, Calder manifesta da subito forte propensione per la scultura. Crea un Elefante d’argilla e i genitori lo sostengono e gli approntano laboratori dove realizza gioielli e opere con materiali rinvenuti in casa.

Veduta dell’allestimento, “Calder. Sculpting Time,” MASI Lugano, Svizzera – PH Luca Meneghel © 2024 Calder Foundation, New York / Artists Rights Society (ARS), New York

Nel 1909 elabora per loro una scultura: un cagnolino e un’anatra che appena sfiorata dondola: primo abbozzo di scultura cinetica. Conosce a scuola il pittore Everett Shinn con cui costruisce un sistema di treni con propulsione a gravità. Trasferitosi con la famiglia a San Francisco, si diploma alla Lowell High School, ma non è incoraggiato sulla strada dell’arte perché insicura per cui si iscrive a ingegneria meccanica conseguendo la laurea. Sensibile, durante un imbarco come fuochista (per mantenersi), ammira estasiato un’alba con il contemporaneo sorgere del sole e tramontare della luna, spettacolo di cui conserva incancellabile ricordo. Va a New York per dedicarsi all’arte e frequenta la Art Students League. Fondamentali nel 1925 il fascino subito dal circo in cui trascorre due settimane per un lavoro affidatogli dalla National Police Gazette (schizzi e modelli di questo periodo saranno la base di sue future opere) e la realizzazione della prima scultura in ferro.

Alexander Calder, Aluminum Leaves, Red Post, 1941, The Lipman Family Foundation © 2024 Calder Foundation, New York / Artists Rights Society (ARS), New York

A Parigi, produce giocattoli, crea figure di animali in ferro e legno e il Circo Calder con cui improvvisa spettacoli mantenendosi tanto da viaggiare spesso tra Europa e USA e si rapporta con le avanguardie tra cui Miró, Arp e Duchamp da cui trae ispirazione. Ritornando da Parigi, conosce Louisa James che diverrà sua moglie dalla quale avrà due figlie.

Frenetica scorre la sua vita tra nuove case e studi in cui invita Le Corbousier, Karl Einstein, Léger, Mondrian da cui è molto attratto, si avvicina all’Astrattismo unendosi al gruppo Astrazione-Creazione (che si pone contro l’aggressività del Surrealismo) al quale aderisce anche Kandinskij con cui espone. Dopo le sculture astratte meccanizzate, crea quelle mobili (mobiles definite così da Duchamp) sofisticati quadri pittorici, la serie di frames e panels che inizia con Cadre rouge e quelle stabili (stabiles: termine proposto da Arp). Viaggia in tutto il globo, espone in luoghi prestigiosi e nei templi più importanti dell’arte, trasforma un fienile in un grande studio e crea opere sempre più grandi (durante il Secondo Conflitto Mondiale, scarseggiando il metallo scolpisce il legno), imponenti e monumentali destinate a spazi pubblici in tutto l’orbe esplorando forme d’arte nuove come la litografia e la tappezzeria. Frequenta collezionisti e artisti celebri tra cui Miró con il quale ha un intenso e lunghissimo sodalizio. Si moltiplicano per lui trionfi (partecipando tra l’altro alla Biennale di Venezia vincendo il primo premio per la scultura), riconoscimenti, successi senza fine e onorificenze anche per la sua sensibilità civile e politica (partecipa alla richiesta di impeachment per Richard Nixon). Scompare a New York in casa della figlia Mary.

Veduta dell’allestimento, “Calder. Sculpting Time,” MASI Lugano, Svizzera – PH Luca Meneghel © 2024 Calder Foundation, New York / Artists Rights Society (ARS), New York

Veri capolavori sono le 35 opere – create tra il 1931 e il 1960 – della monografica luganese, la più completa mai dedicata a Calder da un’istituzione pubblica svizzera nell’ultimo cinquantennio e curata dall’autorevole Carmen Giménez (a una ventina di anni dalla retrospettiva da lei dedicatagli al Museo Guggenheim Bilbao) coadiuvata da Ana Mingot Comenge con l’apporto della Calder Foundation di New York (creata dalla famiglia nel 1987 per tutelare opere e progetti dell’artista) e di Istituzioni internazionali pubbliche e private. Si inizia da sphériques, per continuare con mobiles, stabiles, standing mobiles fino a constellations (termine coniato da Duchamp e dallo storico e critico d’arte James Johnson Sweeney per le sculture in legno e filo metallico). Splendido e di coinvolgente effetto l’allestimento nelle sale del Masi pensate come spazi aperti senza pareti dove ben risaltano i vari lavori tra cui Eucalyptus, grandioso e importante mobile (costituito da un elemento stabile e da uno mobile) che ha debuttato nel 1940 nella mostra alla Pierre Matisse Gallery di New York, Arc of Petals, formato da steli di filo metallico a cui sono appese lamine piatte e biomorfe di metallo dipinto fino all’ultima sala dove Red Lily Pads, rosse ninfee insieme a Funghi Neri, splendida Stabile, paiono volersi riunire alla vibrante natura lacustre da cui le separa la panoramica vetrata.

Un artista dal temperamento ludico. Lo si può vedere e rivedere senza annoiarsi facendo correre la fantasia mentre si seguono le diverse atmosfere che si creano grazie anche al “tempo che scolpisce”.

Immagine di copertina: Alexander Calder, Triple Gong, 1948 ca., Photo courtesy Calder Foundation, New York / Art Resource, New York © 2024 Calder Foundation, New York / Artists Rights Society (ARS), New York