A Torino la più grande retrospettiva sul fotografo Mitch Epstein

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Tree-Sits, Camp White Pine, Huntingdon County, Pennsylvania 2017 © Mitch Epstein

Problematica e contorta l’odierna temperie storica in cui il denaro sembra l’unico valore rimasto, “Dio” assoluto in nome del quale moltissimi uomini, a qualsiasi ceto appartengano, sognano di trasformarsi in novelli re Mida, riuscendo però solamente a scardinare principi costruiti in millenni di percorso verso la civiltà. Questo delirio di distruzione deriva da un recente regresso culturale e un ostentato rifiuto della conoscenza dovuti a una diffusa e spaventosa superficialità: quasi un’implosione di un’umanità che nel rincorrere “l’apparire” non sa più identificare “l’essere”, trascinando in questo processo devastante il pianeta su cui vive.

Fondamentale e ineludibile contributo e monito per risvegliare con urgenza dal trionfo del nihil le coscienze obnubilate – di singoli, imprese, esperti dell’ambiente, governi nazionali e sovranazionali – è fornito dalla splendida mostra American Nature, la più grande retrospettiva in Italia e in Europa di Mitch Epstein (Holyoke, Massachusetts, 1952), uno dei più autorevoli fotografi americani contemporanei (negli anni’70 antesignano nell’usare il colore nella fotografia artistica) divenuto uno dei più importanti cronisti della vita americana intessuta di speranze e paure.

Allestimento della Mostra American Nature

Ospita questo affascinante evento fino al 2 marzo 2025, a Torino nel “Salotto della città” (come è stata soprannominata per il suo aspetto elegante e raffinato Piazza San Carlo), il Museo dell’immagine e della fotografia, recente creatura delle Gallerie d’Italia, braccio culturale di Banca Intesa Sanpaolo. Le Gallerie hanno così aggiunto un quarto polo espositivo a quelli di Vicenza, Napoli e Milano, creando una risorsa preziosissima per la cultura italiana e internazionale. Artefice dell’inserimento dell’ultramoderno nei locali sotterranei dello storico Palazzo Turinetti, a lungo custode dei beni materiali della Banca, è l’architetto Michele De Lucchi che ha realizzato cinque piani, di cui tre ipogei, dedicati alla fotografia.

Un fiume variegato di emozioni profonde aleggia sempre affascinante e coinvolgente in questa esposizione sia che denunci distruzioni, sia che mostri zone ancora incontaminate. Epstein – che ha conservato la freschezza e l’entusiasmo di un giovane – ha ricevuto importanti premi e riconoscimenti e le sue opere sono state esposte in molti musei che spesso le hanno accolte anche nelle collezioni permanenti. Vive tra New York e il Massachusetts.

Sitka Spruce (Tree of Life), Olympic National Park, Washington 2021 © Mitch Epstein

Curata da Brian Wallis (direttore esecutivo del Center for Photography di Woodstock), American Nature presenta per la prima volta insieme le tre serie fotografiche più significativeAmerican Power (2003-2009), Property Rights (2017-2020) e Old Growth (2020-2024) – degli ultimi vent’anni del fotografo (attivo da una cinquantina di anni) che evidenzia nell’ambito del cambiamento climatico globale le contraddizioni della società americana con le sue azioni esiziali e le “oasi” di natura selvaggia ancora integra e incontaminata.

Con Old Growth (Vecchia Crescita, commissionatagli da Gallerie d’Italia) Epstein che nel Massachusetts (presso la sua casa d’infanzia) ha scoperto zone limitate delle antiche foreste pluviali – il 95% di quelle americane è stato distrutto nel secolo scorso e anche in Europa sono rare – ha percorso gli Stati Uniti per trovare e carpire i segreti di antichi cipressi calvi, sequoie giganti, abeti, querce, betulle, aceri e pini antichissimi come il “Bristlecone” (pinus longaeva) che vive circa 5000 anni e il cui legno molto denso e resinoso rimane intatto subendo un processo di fossilizzazione e assumendo figure affascinanti, quasi antropomorfe.

Amos Coal Power Plant, Raymond, West Virginia 2004 © Mitch Epstein

Drammatica e icastica American Power, serie fotografica nata dall’incarico affidatogli dal “New York Times Magazine” di raccontare l’incredibile storia di Cheshire (Ohio), cittadina contaminata dalla società American Electric Power che, invece di provvedere a bonifiche e affrontare cause legali, ha preferito comprarla per 20 milioni di dollari, demolire le case e trasferire i residenti in modo da potere continuare tranquillamente a inquinare. Così il Nostro in un’aura puzzolente e mefitica ha fotografato case abbandonate, ciminiere ancora funzionanti e le persone che non hanno abbandonato le abitazioni. E poi ha continuato per cinque anni a fotografare situazioni di degrado come piattaforme petrolifere da cui si estraggono combustibili fossili… e zone devastate da uragani (come il Katrina) dovuti al cambiamento climatico causato da inquinamento.

Congress Trail, Sequoia National Park, California 2021© Mitch Epstein

Di chi è la terra? Chi ha autorizzato e con quali diritti a compiere questi disastri? Da queste e altre domande nasce Property Rights che approfondisce diritti e doveri di pubblico e privato in un Paese fondato su espansione coloniale e sviluppo industriale. Epstein inizia la serie dalla riserva Sioux di Standing Rock in North Dakota con la protesta degli abitanti del luogo contro la costruzione dell’oleodotto Dakota Access Pipeline pericoloso per il loro territorio. Situazione che lo induce poi a indagare su problematiche analoghe che hanno spinto persone comuni a difendere libertà, vita e comunità contro governo e imprese.

Coinvolgenti le due opere multimediali create per American Nature come omaggio a quel che resta della natura selvaggia americana. All’ingresso, il cortometraggio Darius Kinsey: Clear-cut che presenta una serie di scatti effettuati all’inizio del ‘900 dal bravo fotografo Darius Kinsey (1869-1945) il quale nell’area del Pacifico nordoccidentale mostra “eroici” taglialegna orgogliosi e fieri del lavoro compiuto avendo tagliato giganteschi alberi secolari: all’epoca mancava del tutto una sensibilità ecologica! La proiezione è accompagnata da un’inquietante colonna sonora – che rende il senso di devastazione oggi attribuito a un’azione del genere – di David Lang, eseguita dalla violoncellista e cantante Maya Beiser.

Maple Glade, Hoh Rain Forest, Olympic National Park, Washington 2017 © Mitch Epstein

Spettacolare la videoinstallazione Forest Waves che su tre schermi ricrea quattro stagioni nelle foreste del Berkshires (Massachusetts occidentale), luoghi d’infanzia del fotografo, attraverso lievi movimenti accompagnati da una colonna sonora ipnotica registrata nella foresta dai musicisti Mike Tamburo e Samer Ghadry. Se l’umanità non altererà questo biosistema, entrambi potranno durare ancora a lungo.

Le fotografie di Epstein, attimi del tempo, con il loro grande, incisivo e spettacolare formato così come le sue opere multimediali (film, installazioni con immagini in movimento e suoni e performance) sono frecce di accusa contro chi non capisce il valore e la bellezza della natura e degli antichi regni naturali e la necessità di proteggere l’ambiente rispettandone i tempi indissolubilmente legati a quelli umani.

Foto di copertina: Standing Rock Prayer Walk, North Dakota 2018 © Mitch Epstein