Un industriale e banchiere di successo, degno erede della migliore borghesia concreta ed eticamente coinvolta nel quotidiano che ha segnato la grandezza e la genialità dell’Italia dal dopoguerra. Un uomo colto e illuminato, appassionato collezionista d’arte antica e moderna, oltre che grande amante della musica e amico di poeti e artisti, come Eugenio Montale e Giorgio Morandi. E con una caratteristica assai rara: rifuggire dal protagonismo chiassoso. E’ Achille Maramotti fondatore della Max Mara e del Credem, la banca di Credito Emiliano. Era già un collezionista attento di arte antica quando negli anni settanta comincia a frequentare le esposizioni di punta dell’arte contemporanea come la Biennale di Venezia e Documenta di Kassel. Allora inizia a raccogliere opere d’arte contemporanea con l’intenzione esplicita di raccogliere e conservare le opere di ricerca degli artisti più avanzati del proprio tempo.
A due anni dalla scomparsa nel 2005 di Achille Maramotti i figli Luigi, Ignazio e Maria Ludovica aprono al pubblico la Collezione Maramotti a Reggio Emilia, ora agilmente raggiungibile dall’uscita autostradale segnata dai bianchi ponti di Calatrava e dalla bella stazione ferroviaria Mediopadana sempre dell’archistar spagnolo. La Collezione d’arte si dispiega nell’originario stabilimento della casa di moda Max Mara che venne progettato nel 1957 secondo concetti innovativi fondati, tra l’altro, sulla valorizzazione della ventilazione e della illuminazione naturali, e sulla versatilità dello spazio. L’architetto inglese Andrew Hapgood ha convertito con un intervento leggero la struttura aziendale in galleria espositiva conservando l’essenzialità della costruzione originaria marcata dalla grande vetrata perimetrica e dai vasti spazi ideali per la presentazione di opere d’arte contemporanea. Il contesto paesaggistico è stato progettato secondo gli stessi principi della conversione dell’edificio, utilizzando cioè specie vegetali e soluzioni ornamentali tipiche della zona, allo scopo di rafforzare l’idea di una ricolonizzazione del luogo come paesaggio post-industriale.
Sono già più di dieci anni che la Collezione Maramotti è visitabile, previa prenotazione perché è un viaggio guidato tra le 200 opere esposte in permanenza, che ben rappresentano le principali tendenze artistiche italiane e internazionali degli ultimi settant’anni. E per questo possiamo senz’altro chiamarlo Museo, perché nel lungo percorso troviamo opere significative per innovazione nella ricerca artistica degli ultimi decenni: si parte dall’Espressionismo di Francis Bacon e dall’Informale di Alberto Burri, dall’Astrattismo di Osvaldo Licini, Lucio Fontana, Giuseppe Capogrossi, alle opere concettuali dell’Arte Povera italiana con i maestri Pascali, Anselmo, Paolini, Penone, Merz, e poi una folta e importante rappresentanza di dipinti della Pop Art romana. L’Italia esprime il suo ultimo grido sul palcoscenico mondiale con la Transavanguardia, che furoreggiò dalla fine degli anni settanta, e che corse in parallelo con il neo-espressionismo tedesco di Georg Baselitz, Sigmar Polke e Anselm Kiefer e A.R.Penk. Fa seguito i dipinti della New Geometry americana degli anni ottanta e novanta.
Ma c’è un’opera che giganteggia tra tutte Caspar David Friedrich del 1989 allestita nel grande cavedio che si sviluppa tra i due piani del corpo di fabbrica: l’autore Claudio Parmiggiani sospende a mezz’aria una lunga barca nera, una gondola, che porta tre tele completamente nere di diverse dimensioni, le vele, creando un potente allestimento spaziale carico di rimandi e di suggestioni emotive. Un luogo assolutamente da visitare perché piuttosto raro nel panorama italiano, un luogo che apre la mente e l’anima dimostrando quanto la passione di privati e intelligenti cittadini (gli imprenditori illuminati) ancora può riuscire a creare qualità e valore per tutti.
Come arrivare
Info: via Fratelli Cervi 66 – Reggio Emilia – +39 0522 382484 – info@collezionemaramotti.org – www.collezionemaramotti.org/it