Ultimi giorni a Forlì per la grande mostra ‘Preraffaelliti. Rinascimento Moderno’

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Forlì – trasformatasi nel 2005 grazie alla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì in città d’arte con l’inaugurazione del Museo Civico San Domenico restaurato e restituito a un centro storico già rivalutato in modo coerente e con in corso ulteriori lavori di ampliamento dell’esistente – in diciannove anni ha ampliato e diversificato l’offerta culturale. Oggi, stupisce con Preraffaelliti. Rinascimento Moderno, la più completa e ricca mostra allestita in Italia su tale tematica grazie alla sinergia con tutto il sistema museale britannico (Tate, British Museum, Royal Academy of Arts, Victoria and Albert Museum) e all’autorevolezza dello staff organizzativo diretto da Gianfranco Brunelli.

Imponenti i prestiti da collezioni e musei italiani e internazionali: 350 le opere tra quelle di maestri italiani (tra gli altri Cimabue, Beato Angelico, Filippo Lippi, Luca Signorelli e Botticelli) cui i Preraffaeliti hanno guardato e quelle di tre generazioni di artisti attraverso cui si dipanano nell’Inghilterra vittoriana la nascita nel 1848 e il percorso dei Preraffaelliti che ammirando l’arte italiana (dal Medioevo al Rinascimento) rivoluzionano quella inglese con esiti perduranti fino al Simbolismo e oltre.

Ottima la qualità degli allestimenti dello Studio Lucchi & Biserni che ha immerso dipinti, sculture, disegni, arazzi, stampe, fotografie, opere di arte decorativa, mobili, medaglie, libri e gioielli in un tenero e caldo verde pavone. È un peccato che la mostra preparata seriamente per più di tre anni non superi il 30 giugno trattandosi di un progetto che aggiunge un tassello alla storia dell’arte e che merita una visita ponderata e non frettolosa per percepire le interconnessioni tra popoli ed epoche.

Beato Angelico, Compianto sul Cristo morto, 1436 – 1441, tempera su tavola, Firenze, Museo di San Marco

Non è un fatto nuovo cercare ispirazione nella nostra Terra: a inizio Ottocento alcuni artisti britannici, prima che nasca il termine Rinascimento, provano per la nostra arte fascinazione e amore nuovi, aumentati dopo che la regina Vittoria sale al trono nel 1837 ed estesisi al consorte sensibile alle arti. Se si aggiungono i nuovi fermenti che aleggiano in Europa e che salvo in Inghilterra sfoceranno nel 48’ rivoluzionario, si può comprendere la rivolta ideale, sociale e generazionale di un gruppo di giovani che si sono legati in una Confraternita. Il movimento infatti nasce in seguito alla ribellione di sette studenti tra i diciannove e i ventitré anni: William Holman Hunt, John Everett Millais (ex bambino prodigio), Dante Gabriel Rossetti e suo fratello William Michael cui si si uniscono lo scultore Thomas Woolner, il letterato Frederick George Stephens e poi Walter Howell Dewerell e Charles Allstone Collins. Tranne William Rossetti, gli altri sono allievi della prestigiosa Royal Academy Schools – fondata nel 1786 – di cui criticano duramente l’immobilismo culturale così come gli abusi della modernità ottocentesca che minaccia la società e l’ambiente trasformato dagli esiti negativi e “inquinanti” della neonata rivoluzione industriale: insomma un rimpianto per quanto dimenticato del Rinascimento. Ribelli, ma creativi e non passatisti, questi giovani hanno coniato il nome del Movimento riferendosi alle loro critiche sulla Trasfigurazione di Raffaello di cui stigmatizzano il disprezzo per la semplicità della verità e gli atteggiamenti poco consoni del Salvatore e degli Apostoli. Per liberare l’arte, gravata nel periodo tardobarocco da spessore cromatico, usano colori puri e brillanti su superfici bianche ancora umide seguendo la tecnica dell’affresco non nuova in Inghilterra, rendendo luminosi e puri i temi trattati: bellezza, donna sensuale, melanconica, libera da costrizioni che impediscono di goderne la grazia naturale…

Diversi per formazione e talento, sposano anche una forte nostalgia – alimentata da personaggi quali lo scrittore Walter Scott e l’eclettico John Ruskin – per il Medioevo connotato da una profonda tensione religiosa ed etica e più vicino all’ordine naturale impresso da Dio come ritiene il pittore Ford Madox Browns influenzato dagli ideali cattolici dei Nazareni.

Dante Gabriel Rossetti, La vedova romana, 1874, olio su tela, Museo de Arte de Ponce / The Luis A. Ferré foundation, Inc.

Coltivano con passione il culto di Dante, non nuovo in Inghilterra e sentitissimo dai Rossetti in particolare dal padre Gabriele, carbonaro italiano esiliato – da ciò deriverebbe la connotazione apparente di setta segreta data al movimento – che non solo lo ha tradotto, ma con cui si sente accomunato dall’esilio. Nessuno dei primi Preraffaelliti è stato in Italia come succederà invece a quelli di seconda e terza generazione. L’interesse per la pittura primitiva (gotica o medievale) si incentra su un volume, pubblicato nel 1812 da Carlo Lasinio, di stampe di affreschi medievali del Camposanto di Pisa che Stephens considera in grado di riordinare e galvanizzare i loro interessi artistici fino ad allora incerti.

Per arginare il presente l’indocile Hunt e Millais con “La Carta del Popolo” manifestano un bisogno di democrazia e libertà: in verità compiono una rivoluzione perché, oltre a riferirsi alla pittura del ‘300 e ‘400, si innamorano insieme a Ruskin di quella veneta facendo riemergere dall’oblio Botticelli.

Difficile individuare il momento della conclusione dei vari rami in cui si è suddiviso il movimento grazie al quale artisti e designer britannici per la prima volta raggiungono fama mondiale nella pittura e nelle arti decorative. Sfumato nel decadentismo e simbolismo, è stato capace di creare un Rinascimento moderno, restituendo forza e presenza anche alla tradizione italiana.

La mostra inizia dall’ex chiesa di San Giacomo trasformata in “tempio” dei capolavori italiani essenziali per la poetica preraffaellita. Interessante la sezione dedicata al Revival Gotico che ospita precursori dei Preraffaelliti. Intriganti i disegni di architetture italiane di John Ruskin, critico d’arte, poeta e pittore, appassionato dell’architettura di Venezia, teorico e paladino della Confraternita.

Ford Madox Brown, La sepoltura, 1868, olio su tela, The Faringdon Collection Trust, Buscot Park, Oxfordshire

Ed ecco in piccoli nuclei le prime opere dei Preraffaelliti: da Ford Madox Brown ai disegni e ai primi dipinti di Dante Rossetti raramente esposti: una mano eccezionale capace di delicato e intenso disegno in Dante in Meditation Holding a Pomegranate. La sala degli affreschi è dedicata a Edward Burne-Jones formato prima da Rossetti, poi da Ruskin e da viaggi in Italia: le emozioni sono registrate nei toccanti taccuini italiani. I suoi lavori risentono dell’influenza di vari artisti tra cui Michelangelo di cui sono esposti alcuni disegni accanto a opere di Bernardino Luini, Filippino Lippi e Cosimo Rosselli.

Tra gli oggetti esposti suggestivi i primi esempi di carta da parati disegnata da William Morris nel 1861 e testimonianze del Revival rinascimentale.

Interessanti le figure delle donne a vario titolo legate ai Preraffaelliti: modelle, sorelle, assistenti, mogli, amanti studiate in relazione a cultura, personalità e originale apporto creativo e quindi simboli di sensualità enigmatiche, bellezze sfuggenti e passioni tristi. Dante Rossetti evidenzia una presunta bivalenza dell’amore femminile tra edonismo e distruzione: in Roman Widow (Dis Manibus), icona della mostra, l’artista, che nell’iscrizione fa riferimento a quelle romane, dipinge una vedova tra melanconico e sensuale mentre suona con due strumenti musicali (come nelle pitture pompeiane) un omaggio al marito scomparso.

Le opere degli artisti che hanno esposto alla Grosvenor Gallery, fondata nel 1877 come alternativa progressista alla Royal Accademy, aprono l’ultima parte del percorso di questo ampio e poco conosciuto scorcio di storia dell’arte. E nel finale si torna agli Italiani che subiscono il fascino delle tendenze neorinascimentali attraverso opere d’arte decorative come i mobili, protagonisti di esposizioni universali, e progetti architettonici tra cui spicca la Galleria Vittorio Emanuele II a Milano (1865). Fondamentale per meglio conoscere il variegato mondo preraffaellita il catalogo edito da Dario Cimorelli Editore.

Immagine di copertina: Edward Burne-Jones, William Morris, John Henry Dearle, produzione Morris & Co., Arazzi del Santo Graal. I cavalieri si armano, 1890, Collezione Privata