Nel tradizionale appuntamento di “Vinitaly 2023”, dopo le recenti polemiche e provocazioni provenienti dall’Irlanda, paese che fa parte come il nostro della UE – la proposta irlandese di inserire gli “health warnig” nelle etichette di tutti gli alcolici – non poteva mancare il tema “vino e salute”. La normativa, per ora è in “stand-by”, ma la Commissione Ue l’ha già avallata
Nei mesi scorsi il mondo del vino italiano e delle istituzioni ha reagito pressoché compatto per difendere e tutelare uno dei suoi prodotti di eccellenza e della sua reputazione. A Verona, il concetto è stato ribadito, con forza, in vari momenti, dai rappresentati della filiera e dai molti esponenti del Governo presenti alla rassegna veneta, segno dell’importanza crescente della stessa.
La discussione sul tema “vino e salute”, ha sollevato la questione sulla differenza tra abuso e consumo moderato, e ha voluto rimarcare i vantaggi che il vino può portare all’interno della dieta mediterranea. L’incontro “La Valpolicella: Dublino si convinca, il vino non fa male” ha visto tra i relatori il Rettore Nocini e Alfredo Guglielmi, docente di Chirurgia generale dell’ateneo assieme al ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani, al consigliere regionale Alberto Bozza, al medico dietologo Giorgio Calabrese, e al presidente mondiale degli Enologici Riccardo Cotarella. “Siamo tutti impegnati contro il cambiamento climatico, è sacrosanto difendere l’ambiente, ma l’ambientalismo non può diventare la nostra nuova religione, che ci venga a dire che sopra a tutto c’è l’ambiente e magari ci si dimentica dell’uomo“, ha affermato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, intervenendo al convegno ‘Vino e Salute’ organizzato da Coldiretti e Filiera Italia al Vinitaly presso Veronafiere.
“Il Governo e i medici difendono la cucina italiana dagli attacchi”
Parlando di cucina italiana, Tajani ha affermato che “ci sono altri interessi dietro gli attacchi contro il nostro modo di mangiare e di bere. Noi continueremo a batterci, il governo italiano difenderà in ogni settore il nostro modello culturale”. “Nella mia carriera politica – ha sottolineato Tajani – ho sempre difeso l’agroalimentare italiano e, quindi, il vino. Chi sostiene tout court che faccia male è spinto da un modello culturale diverso dal nostro e anche da interessi economici contrastanti con i nostri. Il ministro ha inoltre ricordato la necessità di combattere l’italian sounding “per riprendere lo spazio di mercato che ci spetta”. “Quanto all’export di vino che sta ancora crescendo – ha continuato – non dobbiamo accontentarci e dobbiamo far crescere la qualità per occupare spazi di gusto e di cucina di alto livello”. Un ambito, quello della ristorazione, strategico su cui puntare per portare la nostra cultura del cibo e del vino nel mondo. “Con la Federazione Italiana Cuochi – ha annunciato il Ministro – intensificheremo le iniziative per la Settimana della cucina italiana con il fine di incrementare il turismo enogastronomico che ha necessità anche di essere migliorato nella fruizione delle Strade dei vini e meglio comunicato. E sul forte rapporto tra gastronomia e vino intendiamo fondare la candidatura di Roma per Expo 2030”.
Sulle ragioni scientifiche che dimostrano i benefici del consumo moderato di vino sono intervenuti Pierfrancesco Nocini, medico e rettore dell’Università di Verona, affiancato da due medici specialisti dell’Ateneo, e dal medico dietologo Giorgio Calabrese. La Dieta Mediterranea, è dimostrato con dati scientifici, riduce l’incidenza dei tumori.
A ribadire che “un bicchiere di vino rosso, integrato in un modello di Dieta Mediterranea, fa bene alla salute”, è stato anche il convegno firmato da Coldiretti e Filiera Italia con la partecipazione dei Ministri della Salute Orazio Schillaci, dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, e degli Esteri Antonio Tajani, assieme al presidente della Coldiretti Ettore Prandini, il segretario generale Coldiretti Vincenzo Gesmundo, e il consigliere delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia. “Un’occasione per rispondere – spiegano Coldiretti e Filiera Italia – agli attacchi al made in Italy a tavola”. Per questo gli esponenti del Governo Meloni hanno chiesto che la battaglia si sposti sul campo medico e venga affidata alla scienza. L’attacco al vino messo in atto dalla Commissione Ue, secondo Schillaci, non ha alcuna base scientifica. Quello che va contrastato è l’abuso e soprattutto il consumo di super alcolici. La richiesta dell’Irlanda di indicare sulle etichette dei vini che nuoce gravemente alla salute si spiega perché in quel Paese l’alcolismo è un problema sanitario nazionale.
“Sul vino non si deve fare terrorismo psicologico, come invece nel caso dell’Irlanda, ma informazione corretta per una migliore educazione al consumo”, è il messaggio del coordinatore vino di Alleanza Cooperative Agroalimentari Luca Rigotti, nel suo intervento alla tavola rotonda “Vino fare sistema”. “Sull’indicazione in etichetta di calorie ed ingredienti e sull’inserimento di messaggi di avvertenza – sottolinea Rigotti – ribadiamo la necessità che per i prodotti vitivinicoli si segua un approccio consapevole ed educativo, mai allarmistico”.
A schierarsi contro la proposta irlandese è anche la Federvini, guidata da Micaela Pallini, che per superare la questione, propone, che “il Governo italiano si adoperi nel dialogo e nella collaborazione con Paesi partner quali Stati Uniti e Giappone, che nei mesi scorsi hanno dimostrato di condividere la posizione italiana, a livello di Wto; che vengano messe in campo azioni e iniziative di cooperazione internazionale volte a promuovere, a livello europeo, l’adozione della Dieta Mediterrane. “Il vino rappresenta un patrimonio del made in Italy anche dal punto di vista occupazionale che va difeso dai tentativi di colpevolizzarlo sulla base di un approccio ideologico che non tiene contro di una storia millenaria che ha contribuito non solo a far grande il nostro agroalimentare, ma si inserisce appieno nella Dieta Mediterranea che in questi anni ha visto gli italiani primeggiare per longevità a livello europeo e mondiale” ha dichiarato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, ribadendo “la necessità di tutela l’agroalimentare made in Italy e il vino in particolare forte dei 10.000 anni di storia e un patrimonio unico al mondo di vitigni autoctoni. Un settore chiave del sistema nazionale con 14 miliardi di fatturato e 8 miliardi di export. E dalla distintività – ha aggiunto Prandini – si deve ripartire per rafforzare la politica di internazionalizzazione e accrescere l’export”.
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