Considerate le sue enormi dimensioni (grande 10 volte l’Italia e settima al mondo), l’estrema varietà geografica, climatica e ambientale, capace di spaziare dalle spiagge equatoriali sull’oceano Indiano fino alle propaggini himalayane con le più alte vette della terra passando per ogni altra forma di habitat, la profonda differenziazione etnica, culturale e religiosa della sua popolazione – ben 1.335 milioni di individui, primi per densità e secondi al mondo solo alla Cina – programmare un viaggio in India finisce per diventare un’impresa titanica piena di incognite. A partire dal dove andare e cosa vedere, perché risulta assolutamente impensabile in un unico viaggio – per quanto lungo – pretendere di vedere l’India. Al massimo se ne visiteranno singole porzioni, che rappresentano qualcuno dei mille volti del poliedro indiano e qui la scelta si fa complicata. Questa nazione-continente meriterebbe una visita per scoprire uno dei suoi tanti aspetti: da quello paesaggistico a quello naturalistico, dalla cultura all’arte e alla storia, dalla religione alle differenze etniche, dai costumi alla vita di tutti i giorni, dai centri rurali alle grandi metropoli, da un passato stereotipato al futuro tecnologico.
Un compromesso minimo, in attesa di viaggi successivi per l’approfondimento di altre regioni, può essere quello cosiddetto “dell’India classica del Nord”, che in una decina di giorni consente di visitare la capitale Delhi, il folcloristico stato del Rajasthan, terra di grandi colori e contrasti ben noti e apprezzati dal turismo, Agra con il candido Taj Mahal, il monumento più famoso della nazione e forse del mondo, elogio in marmo all’amore coniugale, Khajuraho con i suoi templi capolavori architettonici indiscussi dell’arte indù e della visione tantrica dell’erotismo, per concludere la città santa di Sarnath, dove Buddha rivelò i principi chiave della sua dottrina, e la metropoli di Varanasi, santa per gli hindu, l’antica Benares dei colonialisti, per assistere agli incredibili riti propiziatori che si svolgono dall’alba al tramonto sulle rive del Gange. Delhi, la capitale federale, si presenta come un’enorme metropoli che va per contrasti, a cominciare dal nome. C’è il fascino millenario e decadente della Old Delhi, con i resti dei monumenti del passato regale moghul, ma anche la povera vita frenetica di tutti i giorni, dalla preghiera nella maggior moschea indiana al vociare del più grande bazar.
New Delhi, appena a sud, rappresenta tutto un altro mondo, un ennesimo aspetto di questa nazione. Costruita dagli inglesi con grandi viali, imponenti palazzi, estesi giardini, è la capitale politica, economica e amministrativa, dove risiede la classe dirigenziale. Il Rajasthan, a sud-ovest verso il Pakistan, ospita l’unico deserto indiano, il Thar, il più vivace e affollato al mondo di persone e animali, in quanto per secoli da qui sono transitate le carovane tra Cina, India, Asia centrale e Occidente. I suoi colori sono gli stessi che si riscontrano nei turbanti degli uomini e nei sari delle donne, così come le sue città sembrano emergere da un sogno. L’antica Rajputana è la patria dei rajput, valorosi e fanatici guerrieri medievali che per quasi un millennio hanno seguito un rigoroso codice d’onore, per il quale era preferibile morire piuttosto che arrendersi, nonché dei mitici maharaja, ricchi signori feudali che fino a mezzo secolo fa hanno esercitato un potere assoluto dalle loro sfarzose regge. Khajuraho, nel poco battuto Madhya Pradesh, contiene uno dei più importanti monumenti indiani: si tratta dei 22 templi capolavori dell’arte hindu, eretti attorno al 1000; più dei templi, ad attirare l’attenzione sono migliaia di pannelli decorativi scolpiti in altorilievi tridimensionali che dovrebbero ritrarre scene mistiche e mitiche, mentre in realtà per il loro esplicito erotismo costituiscono un vero Kamasutra illustrato, un manuale pratico di sesso tantrico. Il percorso parte dai principali monumenti della Vecchia Delhi, dal luogo dove fu cremato nel 1948 il Mahatma Gandhi, e prosegue per Samode, con la sua atmosfera medievale, per Jaipur, capitale del Rajasthan.
La città rossa offre stupendi edifici, dall’imponente Amber Fort, antica residenza del maharaja locale considerato un capolavoro dell’architettura rajput, al famoso palazzo dei venti dalla spettacolare facciata rossa, fino all’osservatorio astronomico. Si prosegue per Fathepur Sikri, la città morta fondata nel 1571 dall’imperatore Akbar e abbandonata intatta 15 anni dopo per il clima insalubre, quindi per Agra, il luogo più romantico del paese, per ammirare il cinquecentesco massiccio forte in arenaria rosa, e il Taj Mahal, il famosissimo complesso monumentale in marmo bianco cesellato, capolavoro dell’arte islamica e considerato una delle sette meraviglie del mondo moderno, fatto costruire nel XVII sec. da un re mughal in memoria dell’amata sposa. È quindi la volta di Orchha nel Madhya Pradesh, capitale per oltre due secoli dal XVI di un potente regno rajput, città murata piena di templi, palazzi, padiglioni, giardini e monumenti funerari tutti guglie e cupole, decorati da preziose pitture murali, splendido esempio dell’architettura araba medievale, e poi dei templi tantrici di Khajuraho, rimasti per secoli nascosti e sconosciuti dalla giungla fino al 1838. Varanasi, la città santa hindu, costituisce un pezzo forte e imprescindibile dell’India mistica; va visitata solcando le acque del Gange, la madre di tutte le acque, per osservare le abluzioni compiute dai fedeli, per assistere ai funerali, alle cremazioni sulle pire dei cadavere e ad altre funzioni religiose. Molti i templi da visitare, da quello delle scimmie a quello d’oro. Ultima tappa alla vicina Sarnath, luogo sacro del buddhismo in quanto qui l’Illuminato rivelò i principi chiave della sua dottrina e fondò la prima comunità monastica.
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