Guatemala e Honduras: sulle tracce dei Maya

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Spesso accomunati dal turismo in un unico viaggio, soprattutto se di provenienza europea, queste due nazioni confinanti dell’America centrale, grandi entrambe circa un terzo dell’Italia, pur avendo caratteristiche proprie presentano anche molteplici aspetti condivisi che li accomunano. A differenziarli sono il minor popolamento e la maggior povertà del secondo, nonché il fatto di essere affacciato sull’oceano Pacifico il primo e sul Caribe il secondo. Entrambi però si presentano montuosi, disseminati di imponenti vulcani, con un clima tropicale caratterizzato da forti piogge ed una florida vegetazione che si trasforma in boschi in altura, sede di sviluppo e di caduta della prospera civiltà maya, quindi colonia spagnole fino all’indipendenza nel 1821, a cui sono seguite instabilità politiche con regimi dittatoriali e colpi di stato. Altra importante comunione risiede nella popolazione, composta in stragrande maggioranza da indios, in netta prevalenza su latini e neri.  Visitando un caratteristico villaggio o un animato mercato si riscontrano sui visi delle persone gli stessi profili che si vedono nelle sculture maya, così come le coloratissime stoffe dei loro abiti sono le stesse di un tempo. In queste contrade la civiltà maya è stata distrutta dai famelici conquistadoresiberici, ma i maya come popolazione sopravvivono con tutto il loro bagaglio di tradizioni e di costumi ancestrali negli angoli più remoti dei due paesi.

Ancora di più li accomuna la storia: a partire dall’epoca precristiana si sviluppò la maggiore civiltà antica del Mesoamerica, appunto quella dei Maya, che ci ha lasciato le stupende città cerimoniali di pietra celate per secoli nella giungla. Anche l’arrivo degli spagnoli riservò la medesima sorte: per tre secoli entrarono entrambi a far parte del regno-colonia della Nuova Spagna, condividendo le medesime vicende storiche e sociali fino alle rispettive indipendenze, e in parte anche oltre. Infine entrambe sono la patria degli indios, discendenti diretti degli antichi maya, i quali quando la loro civiltà si dissolse trovarono rifugio nelle aree più remote della regione, mantenendo intatte lingua, cultura, tradizioni e cosmogonia, che neppure gli spagnoli riuscirono ad annientare completamente. La civiltà dei Maya, prospera per 2.500 anni, promana un enorme fascino per la possanza dei suoi monumenti e la peculiarità della sua architettura, ma risulta anche costellata da parecchie contraddizioni, come il fatto che dette vita ad imponenti agglomerati urbani ma non seppe mai creare uno stato unitario, che arrivò prima di noi al concetto dello zero, a suddividere l’anno in 365 giorni ed a prevedere le eclissi ma non conosceva la ruota, che sapeva tanto di astronomia e di matematica ma era incapace di forgiare i metalli, che costruiva strade, canali e fognature ma non usava animali da soma per il lavoro e i trasporti, né allevava animali domestici

Un possibile itinerario dedicato alle principali località maya disseminate tra Guatemala e Honduras parte da Antigua, sito patrimonio dell’Unesco non lontana dall’anonima capitale Guatemala City, antica capitale distrutta nel 1773 da un terremoto e una delle prime città coloniali delle Americhe, disseminata dai resti di molteplici gioielli di architettura coloniale spagnola barocca, e prosegue per il lago Atitlan, definito il più bel lago del mondo per i picchi vulcanici che lo circondano e le correnti termali sotterranee capaci di cambiarne di continuo il colore, e per il villaggio di Chichicastenango a 2000 m di altitudine,  dove ogni giovedì e domenica convergono migliaia di indios nei loro magnifici costumi per il mercato e le cerimonie religiose. Dopo il sito archeologico di Iximchè, fondata nel V sec. tra ripidi picchi come capitale dei Maya Cakchiquel, partenza in volo per Flores, isola ricoperta da fitta vegetazione del lago Peten Itza, ultimo centro rituale maya ancora attivo all’epoca della conquista spagnola. 

Da qui si raggiunge Tikal, sito Unesco, uno straordinario agglomerato di palazzi e di templi che testimoniano la grandezza della civiltà scomparsa. Per due millenni è stata la più importante città maya, nodo politico e centro religioso e cerimoniale, con immense piramidi nascoste in una fitta vegetazione tropicale alte fino a 70 m; la giungla che la circonda, abitata da impertinenti scimmie urlatrici e da pappagalli variopinti, la rende unica nel suo genere e al tempo stesso il sito maya più ambito e suggestivo.  In barca si scende attraverso larghi canyon il Rio Dulce fino alla sua spiaggia sul Caribe dove sorge Livingston, antico porto e oggi attrattiva meta turistica per le sue calde spiagge, il melange etico di popolazione con prevalenza nera africana, l’allegria e la musica reggae.  Si passa quindi a Quiriguà, città maya e sito Unesco d’epoca classica che nel 738, da vassalla che ne era in precedenza, riuscì ad assoggettare Copàn; risulta famosa per le sue stele e le sculture alte fino a 10 m, giudicate le più importanti del Mesoamerica. Infine a conclusione del viaggio si entra in Honduras per ammirare gli eloquenti resti di Copàn, altro sito Unesco, massima espressione della fioritura artistica maya per lo stile unico delle sue sculture in pietra, compreso il maggior testo geroglifico più lungo del mondo, nonché per uno dei meglio conservati campi da gioco della pelota, risalente al 731, dell’America Centrale.

L’operatore urbinate Apatam Viaggi, specializzato in percorsi culturali di scoperta con accompagnatore qualificato in tutto il mondo, propone un itinerario di 14 giorni dedicato alla scoperta dei più importanti siti della civiltà maya presenti tra Guatemala ed Honduras. Unica partenza di gruppo il 26 ottobre 2017 con voli di linea da Milano via Madrid, pernottamenti con mezza pensione in hotel a 3 e 4 stelle, guida locale di lingua italiana, quote da 3.600 euro in doppia, tutto compreso.

Info: Apatam Viaggi tel. 0722 32 94 88; www.apatam.it

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