Nella scelta di un soggiorno turistico nelle capitali europee Bruxelles non è la prima opzione, scavalcata nell’immaginario da nomi più altisonanti. Noi l’abbiamo appena visitata e possiamo suggerirla come un viaggio che “va fatto almeno una volta nella vita” perché la città è molto accogliente, piacevolmente multietnica, con i pregi di una città a misura d’uomo e senza i difetti delle grandi capitali.
La bellezza particolare della città è il mix straordinario di luoghi antichi di grande fascino che si armonizzano a quelli delle epoche successive fino ai recenti recuperi in chiave moderna dei primi siti industriali. La Grand Place, nella zona pedonale del centro, è l’ombelico del turismo cittadino intorno alla quale ruotano tante altre attrazioni non meno suggestive. È considerata una della più belle piazze al mondo e riconosciuta Patrimonio Unesco. È curioso visitarla nel primo mattino per la presenza del mercato dei fiori, dal crepuscolo in poi invece l’atmosfera è palpabile grazie anche alle luci gialle che ne aumentano il fascino. Su di essa si affaccia l’Hotel de la Ville (Palazzo Comunale), la costruzione più imponente. Tutt’intorno si trovano le antiche case delle corporazioni, che raccontano la storia dei mestieri che si sono succeduti in piazza e nell’intera città: partendo dalla destra dell’Hotel de la Ville e girando nella piazza in senso orario si incontrano la Casa dei commercianti, l’Etoile con il memoriale a Everard ‘t Serclaes (pare che toccarlo porti fortuna). Poi la Casa dei Bouchers, quella dei Brassers (birrai, con annesso museo), la Casa dei Duchi di Brabant, la Casa dei sarti e quella dei pittori, dove Victor Hugo visse nel 1852. A pochi passi si trova il Museo di Belle Arti che è un complesso di diverse collezioni presentate in ordine cronologico con una notevole concentrazione d’arte fiamminga, fino ad autori più moderni come Magritte al quale è dedicato uno spazio esclusivo (Place Royale), per offrire la raccolta d’opere più vasta dell’artista surrealista: 200 tele, ma anche disegni, fotografie, sculture, nonché lavori pubblicitari e film.
Dalle pipe e bombette volanti di Magritte il passaggio ai fumetti è quasi naturale: il Centro Belga del Fumetto è un polo museale dedicato al mondo della “bande dessinée”. I locali lo chiamano familiarmente cébébédé, il dolce suono della lingua francese per leggere l’acronimo CBDF (Centre Belge de la Bande Dessinée). È dedicato ai diversi fumettisti belgi che hanno creato personaggi non meno famosi di quelli di Walt Disney. I Puffi, Tintin, Lucky Luke sono i più celebri e qui si possono ammirare 6.000 disegni originali oltre ad una biblioteca con diverse migliaia di pubblicazioni. La sua sede è al 20 di Rue des Sables/Zabelstraat, in un edificio Art Nouveau realizzato nel 1906 per ospitare i grandi magazzini di tessuti Waucquez. Il suo progettista fu Victor Horta, un geniale architetto che colse alla fine del XIX° secolo il trend dell’Art Nouveau o Liberty e la applicò all’architettura progettando abitazioni o anche palazzi commerciali. Lo stile è facilmente riconoscibile anche dal profano: linee arrotondate arricchite da temi floreali, svolazzi insieme a cornici e decori a volte anche leziosi, ma certamente originali e molto armoniosi. Andare a zonzo per Bruxelles, pedalando o camminando, alla ricerca dei quasi 500 palazzi sparsi nel centro, alcuni dei quali Patrimonio Unesco, potrebbe essere un’ulteriore ragione del viaggio per l’esperienza unica che soltanto in questa capitale si può fare per il più alto numero di costruzioni conservate.
Alcune piccole strade sono quasi totalmente in quello stile, facendo piombare il viaggiatore in un’altra epoca, appena dietro l’angolo. Ci sono tour con guida dedicati, molti dei quali con l’ausilio della bicicletta per raggiungere con poche pedalate e senza fatica i luoghi più significativi. Partendo dal CBDF o Palazzo Waucquez, non si potrà dimenticare la bellissima ringhiera in ferro battuto della scala principale, i lampioni in ghisa e le larghe aperture chiuse da vetri che richiamano le cattedrali, sono imperdibili due suoi progetti abitativi che sono stati la consacrazione del suo genio e che gli aprì la strada a numerosi progetti successivi.
L’Hotel Solvay al 224 d’Avenue Louise non è un albergo, ma la casa ideata per il magnate della chimica. Questo progetto non ebbe limiti di budget per materiali e ogni ricercatezza che la sua matita poteva tracciare, spingendo la sua creatività anche nei dettagli dell’arredo, tappeti compresi, fino a quelli meno significativi come il campanello della porta d’entrata ancora oggi lo stesso. Invece il palazzo al 25 di Rue Américaine fu la sua abitazione che progettò totalmente. Oggi è la sede del Museo Horta. Si caratterizza per i motivi decorativi in vetro e ferro battuto, armonizzati con le piastrelle e il legno dei pavimenti, con l’immancabile gioco di luci dorate. Disegnati dall’artista i dettagli della ringhiera, le maniglie e gli accessori per l’illuminazione, compresi i mobili, gli utensili e gli oggetti d’arte sono qui esposti. Il museo è uno dei migliori esempi di architettura Art Nouveau in Europa e ha meritato dall’UNESCO l’inserimento nei luoghi Patrimonio dell’Umanità, come quasi tutti i grandi spazi della capitale progettati da lui come il Palais des Beaux-Arts, abbreviato in Bozart (Rue Ravenstein 23), oggi un centro multimediale con sale per mostre, teatro, cinema uniti da scalinate ampie e illuminati da grandi finestre. Anche la Stazione Centrale, poco distante, è da visitare per la hall imponente e di prestigio: doveva essere il primo luogo di accoglienza alle delegazioni in visita al monarca nella sua sede al Palazzo Reale a breve distanza. Anche qua tanta luce dalla facciata principale con nove grandi vetrate, richiamo alle nove province belghe dell’epoca.
La bellezza dell’esperienza sarà proprio stupirsi scoprendo tante altre testimonianze del Liberty che certamente si incroceranno con luoghi immortalati da magliette e souvenir di ogni tipo, come l’Atomium o Mannequin Pis, due monumenti celeberrimi. Il primo è la gigantesca riproduzione delle 9 sfere del cristallo di ferro ingrandito 165 miliardi di volte per offrire 102 metri di altezza e dove si può salire fino in cima. Il secondo è una piccola statua di un putto ricciuto e simpatico anche nel gesto di fare pipì, forse per offrire l’allegoria alla tanta buonissima birra che si beve ovunque e non può mancare durante la visita.
Foto di Jean-Paul Remy – visit.brussels