Viaggio in Marocco, dal mare di sabbia e dune ai suoni e le luci di Marrakech

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Spiagge immacolate e alte dune di sabbia finissima che finiscono in mare si susseguono lungo la litoranea che da Aglou Plage porta a Sidi Ifni. Legzira è la star incontrastata, con la sua spiaggia immacolata e la famosa scogliera forata.

Venti chilometri a sud si arriva a Sidi Ifni enclave spagnola sino al 1969. Il mercato del pesce è un’attrattiva imperdibile per scegliere il pesce freschissimo per poi farselo cucinare nei ristorantini adiacenti. Seguiamo i 420 km della strada N12 che collega Guelmine a Foum Zguid. A Tissint, sostiamo per vedere il corso d’acqua che forma piccole cascate e pozze dove, giocano i bambini. Foum Zguid è il preludio del deserto. Grandi distese rocciose si intervallano a zone sabbiose, la pista è quasi sempre segnata ma è facile perderla per chilometri prima di ritrovarla… magicamente. Raggiungiamo il pan asciutto dell’antico lago Iriki dove si può correre a 120 km all’ora, avendo l’impressione di essere fermi e senza punti di riferimento. Superato il grande pan inizia nuovamente la roccia e la pietraia prima che inizi il grande mare di sabbia. Un mare infinito di sabbia che culmina nelle alte dune di Chegaga, le più belle e meno visitate di tutto il Marocco. Uno spazio immenso di sabbia e dune in cui ritrovare l’anima più pura e semplice del vivere liberi.

Un proverbio Tuareg afferma che: ”Dio ha creato le terre con laghi e fiumi perché l’uomo possa viverci e, il deserto affinchè possa ritrovare la sua anima”. L’anima si perde nel silenzio più totale della notte, con lo sguardo fisso al fuoco acceso: ”Ho sempre amato il deserto. Ti siedi su una duna di sabbia. Non vedi niente. Non senti niente. Tuttavia qualcosa brilla in silenzio” scrisse Antoine de Saint Exupéry, lui che questo deserto lo conosceva bene.

Da Chegaga la pista continua sulla sabbia fra piccole dune e avvallamenti poi, sempre più spesso, compaiono le palme da dattero, preludio al villaggio di Mhamid Ghizlane, primo avamposto abitato ad est del grande deserto. Da Mhamid inizia la strada asfaltata che porta in circa due ore a Zagorà da dove partivano le carovane di cammelli che, in 52 giorni, attraversando il Sahara centrale, arrivavano alla mitica Tombouctou.

Da vedere una dozzina di chilometri prima di Zagorà, il villaggio di Tamergroute, famoso per la sua kasbah coperta, per le ceramiche verdi caratteristiche del luogo e per l’antica biblioteca (restaurata) in cui sono raccolti circa 4000 manoscritti miniati di epoche comprese tra il 1000 e 1600. Da Zagorà a Ouarzazate la strada attraversa un paesaggio straordinario. Uno spettacolo della natura, con il tipico deserto chiamato “hamada”, formato da altopiani rocciosi aridi e brulli con pietrisco dalle forme aguzze e, zone sedimentarie con scarsissima vegetazione. Ouarzazate, antica base della Legione straniera francese, sorge sulla confluenza dei fiumi Draa e Dades: è la città degli Atlas Studios, dove sono stati girati moltissimi film di successo come: Il Gladiatore, Alessandro Magno, Kingdom of Heaven, Black Hawk Down, Babel, La Mummia, Kundun, The Living Daylights giusto per citare i più famosi.

Da non perdere la splendida kasbah di Taourit e, venti chilometri fuori Ouarzazate, la kasbah più bella del Marocco, lo splendido Ksar Aït-Benhaddou, scenario perfetto per molti film già menzionati. Seguendo la strada asfaltata secondaria si arriva a Telouet, fra scenari maestosi, brulle montagne, villaggi incastonati lungo le falesie, miniere di sale a cielo aperto e il verde cangiante della vegetazione. Ospiti dell’amico Ahmed a Telouet, sorseggiando il suo famoso the, mi ricordo un antico proverbio marocchino che dice: “Il primo bicchiere di tè alla menta è dolce come la vita. Il secondo è forte come l’amore. Il terzo è amaro come la morte”. In questo straordinario universo, di amaro c’è solo il tempo che scorre e ci riporta al vivere quotidiano. Una manciata di chilometri e siamo di nuovo sulla strada principale superando il passo montano di Tizi n’Tichka (il Valico dei pascoli) a 2.260 metri d’altezza; da qui mancano ancora tre ore per raggiungere Marrakech, la città ocra, cuore pulsante del turismo marocchino. La città che ha stregato Yves Saint Laurent che la descrisse così: ”Questa città mi ha insegnato cosa sono i colori e ho abbracciato la sua luce, i suoi sfacciati contrasti e le sue intense invenzioni”.

Marrakech oggi è così

Un turbinio di immagini, di suoni e colori. Tutto è in continuo movimento. Marrakech è una città avveniristica che si incontra nel nuovissimo Meydene Cultural Center, il primo e unico museo immersivo di tutta l’Africa, con spazi espositivi di 3000mq e un tecnologico auditorium che può ospitare 400 persone, fulcro culturale del nuovo distretto glamour di M. Avenue. Il Marocco è tutto ciò che si immagina, storia e modernità si fondono in un continuo avvicendarsi di sensazioni. Marrakech è una città viva, ipnotica, piena di luce. Non caso, la nuova campagna globale dell’Ufficio Nazionale del Turismo del Marocco (ONMT) si chiama ​​“Morocco, Kingdom of Light, perché la luce è la prima cosa che colpisce quando si arriva in Marocco.

 

Cuore pulsante della città ocra è la Medina, con le sue mura che si estendono per oltre 14 chilometri, con le sue 19 porte monumentali, con il minareto della Koutoubia alto 70 metri e, soprattutto, con la Piazza Djema el Fnaa, il luogo più visitato della città, fonte d’ispirazione per artisti e scrittori da Paul Bowles ad Elias Canetti. Dichiarata Patrimonio immateriale dell’Umanità, la Place è un crogiolo di saltimbanchi, maghi, cantastorie, acrobati, musicisti di strada e incantatori di serpenti e la sera diventa il più grande ristorante all’aperto del mondo.

Per chi vuole scoprire i segreti della cucina marocchina dal 2019 ha aperto il Musée des arts culinaires nel quartiere di Riad Zitoun. Ricavato nelle sale di un sontuoso palazzo del XV secolo restaurato con cura, racconta e preserva la ricchezza della gastronomia evidenziandone le influenze berbera, ebraica e arabo-andalusa. Non lontano, si apre la lussureggiante corte interna del ristorante Les Jardins du Lotus, tra piante e l’enorme cactus, dove si ordinano piatti di cucina messicana contemporanea a base di ingredienti organici creati dalla chef Clarisse Jolicoeur.

Non può di certo mancare la visita del Musée Yves Saint Laurent in cui è conservata una parte della collezione della Fondazione Pierre Bergé-Yves Saint Laurent. In totale 5.000 capi d’abbigliamento e 15.000 accessori di alta moda, nonché decine di migliaia di disegni. Adiacente al Museo, il Jardin Majorelle et Musée Berbère ricavato nella villa del pittore Jacques Majorelle, disegnata dall’architetto Paul Sinoir, circondata da un lussureggiante giardino di cactus e gelsomini. La villa spicca per il suo caratteristico colore blu elettrico, ribattezzato “blu Majorelle”.

Un must imperdibile è cenare al tramonto all’Inara Camp nel deserto roccioso di Agafay, ad appena 40 minuti dal centro di Marrakech. Un ristorante sotto le stelle, ogni tenda un tavolo finemente apparecchiato e la sensazione di appartenere da sempre a quei luoghi. Nel suo libro “Le voci di Marrakech” parlando di Djema el Fna Elias Canetti scriveva: “Mentre mi trovavo lì, io ero quella piazza. Credo di essere sempre stato quella piazza”.

Info: Visit Marocco – via Giuseppe Mengoni 4, Milano – www.visitmorocco.com

testo e foto di Mauro Parmesani

Dove dormire

Kasbah Tabelkoukt, Km4 strada x Sidi Ifni. www.kasbah-tabelkoukt.com

Bab Rimal, Foum Zguid  www.babrimal.com         

Dune di Chegaga  www.saharaholiday.com   

oppure Mohammed presso  www.riadlamane.com

Zagora  www.riadlamane.com

Ouarzazate  https://oscarhotelbyatlasstudios.com/

Telouet, Auberge-restaurant Chez Ahme

La Mamounia, Marrakech  www.mamounia.com Aperto nel lontano 1923, da un secolo è un’icona della tradizionale ospitalità marocchina, nonché uno dei simboli indiscussi dell’ospitalità di lusso a livello mondiale.

La Sultana, Marrakech, www.lasultanahotels.com/ Cinque stelle a pochi passi dal cuore della medina di Marrakech, con i suoi patii sapientemente scolpiti da maestri artigiani, i suoi giardini e i tetti con vista sulla città.

Riad Infinity Sea,  www.riadinfinitysea.com  Acqua, Fuoco, Terra e Aria. I quattro elementi a cui si aggiungono Kamasin, Qibli, Harmatan e Sholuk i nomi dei venti africani. Si chiamano così le 8 suite del Riad Infinity Sea & Spa, omaggio allo stile Liverty.

Dove mangiare

Il Jardin de Lotus

Jardin de Lotus

Le Douar

Café Arabe

Lotus Club

Ristorante Amornakoch, Piazza Jemaa El Fna

Bacha Coffee Room & Boutique bachacoffee.com

Autore

Mauro Parmesani nasce professionalmente come fotografo nel 1980. Specializzato in ripre- se subacquee, si dedica a tempo pieno al re- portage di viaggio, approfondendo tematiche come l’etnia, la natura, l’ambiente e il mare. Nel corso degli anni ha collaborato con le princi- pali testate di turismo italiane. Ha curato la ru- brica di turismo “Escape” per AD (Conde Nast) e ha lavorato in esclusiva con Traveller (Conde Nast) per otto anni. È stato inoltre consulente di immagine e life- style per numerosi Tour Operator italiani e ha scritto diversi libri e guide di viaggio tra cui “Mauritius il tropico dell’armonia”, “Maldive un paese che cambia”, “Guida alle Maldive”, “Mar Rosso”, “Guida ai Parchi dell’Africa Me- ridionale”. Ha seguito il corso del Nilo volando su un Cessna 210 sino a Khartoum, del Nilo Azzurro fino ad Addis Abeba. Ha sorvolato suggestivi paesaggi come la Great Rift Valley, le Cascate Vittoria, il Delta dell’Okavango e il deserto della Namibia. Nessun fiume, lembo di terra o mare sfugge al suo obiettivo: una raccolta di immagini sor- prendenti che compongono la collezione unica ed emozionante “L’Africa vista dal cielo”. Mauro si occupa inoltre di locations, logistica e organizzazione di eventi, servizi di moda e spot pubblicitari. La sua ultima creazione è il Riad Infinity Sea di Marrakech, in Marocco.