“Città da sfogliare” è il nuovo libro di Riccardo Jannello, giornalista con alle spalle una lunga carriera nelle redazioni di importanti testate giornalistiche nazionali. Il libro, edito da Tarka Edizioni (pagine 208, Eu 17), descrive ventisei città tra Europa e Americhe conosciute e visitate dall’autore sulla scia dell’approccio che con loro hanno avuto alcuni scrittori che vi sono nati o che le hanno amate. Questo si può percepire anche dalla prefazione a cura di Marco Buticchi “Ecco la peculiarità di questa raccolta, tanto diversa da quelle che indicano la via al turista. Questa indica il pensiero al viaggiatore. E il pensiero è quello di scrittori, poeti e artisti indissolubilmente legati al territorio da diventarne parte integrante, quasi attrazione. Muoversi tra tante emozioni diventa un gioco; scoprire che cosa si cela dietro l’angolo o sul tetto di un palazzo appassiona come una caccia al tesoro in cui le protagoniste sono le parole”.
Jannello nel capitolo su Creta, Rodi e l’Egeo riprende le parole di Renzo Biasion e del suo romanzo Sagapò (1954) che ha ispirato il film premio Oscar Mediterraneo di Gabriele Salvatores e di cui qui sotto potete trovare un estratto.
Creta, Rodi, l’Egeo: Sagapò
Il romanzo di Renzo Biasion ha ispirato il film premio Oscar Mediterraneo, ma le isole greche sono anche la patria di numerosi poeti e di pittori che hanno colto le loro armonie e la pace dei luoghi. Fra tutti El Greco. E sia a Herakleio sia nella città vecchia dei Cavalieri, si respira tanta Venezia. E il passaggio degli italiani ha lasciato numerose testimonianze. Testo dal libro di Riccardo Jannello
Urla il vento, sempre, sulle isole greche. A certe ore è bello osservare le piante che si muovono per il meltemi, il mare che si increspa. Isole vissute, dove il passato era grande e la civiltà superiore. Creta è cantata soprattutto da due figli immortali, due poeti nel senso più bello del termine. Il primo è Odysseas Elytīs (1911-1996), che nel 1979 è stato insignito del Nobel per la letteratura. Scrive: “La mia infanzia è piena di canneti. Ho speso molto vento per diventare adulto. Ma solo così ho imparato a distinguere i fruscii più impercettibili”. Sono versi de Il giardino che entrava nel mare, un viaggio di formazione attraverso quella poetica della creatività e libertà intellettuale che lo ha fatto apprezzare al mondo.
Ancora più intimo è ciò che scrive della sua terra Nikos Kazantzakis (1883-1957), in quello che è il suo romanzo più noto, Zorba il greco: “Ecco il mare nella languida dolcezza dell’autunno, ecco le isole bagnate di luce sotto la pioggia minuta che stendeva un diafano velo sulla immortale nudità della Grecia. Felice l’uomo, pensai, che prima di morire ha la fortuna di veleggiare sul mar Egeo. In nessun luogo è possibile passare con tanta serenità e prontezza dalla realtà al sogno”.
Quale descrizione migliore si può dare? Creta non è solo la civiltà minoica e i suoi luoghi archeologici magici, Cnosso, Festo, Agía Triáda, il Minotauro e il suo labirinto, la strada stretta e scoscesa del sud fra Paleochora e Frangokastello attraverso le bocche di Samara e ancora la spiaggia hippie di Agía Galini. O a nord il passato veneziano di Chania, Rethymno e la capitale Herakleio, e mille altri luoghi della memoria, come Fodele: forse El Greco (su cui Kazantzakis ha scritto due saggi emblematici) non è nato proprio qui anche se nel Paese c’è la casa che lo dice, ma certo Creta risplende nelle sue prime opere e rimarrà per sempre nella poetica del grande artista spostatosi poi a Venezia e infine a Toledo.
Creta è un luogo della memoria di un personaggio che andrebbe riscoperto e amato, dato che è nostro: Renzo Biasion. Pittore, incisore e scrittore trevigiano (nato nel 1914 a Treviso e morto nel 1996 a Firenze) ha raccontato la sua guerra nell’Egeo soprattutto in un romanzo, Sagapò, del 1954. E nel dramma dei nostri soldati brillano i luoghi, come Elunda sulla sponda orientale.
“Quando il battaglione giunse sulla costa e si dispose a ventaglio, alla terza compagnia toccò il caposaldo di Elunda”, e così Alcozino, Rotundo, Marruca e Scudo, una sorta di avanguardia dell’armata Brancaleone, cominciano la loro avventura destinata al dramma. Sagapò vuol dire ti amo, la frase più delicata che si possa pronunciare; è anche il soprannome di Ketty, la “pazza”, libera e calda.
“Un mare di un azzurro così profondo come quello non l’aveva mai visto”, è un’altra descrizione di Biasion, è un altro esempio che la letteratura fa vedere i luoghi, non solo si leggono. Davanti al golfo di Elunda c’è l’isola di Spinalonga, con il forte veneziano e poi le case, l’ospedale, le garitte, tutte recuperate e diventate meta di numerosi turisti. Invece Elunda “era un paese di sei case, due delle quali servivano da deposito di carrube. Le case erano pressoché vuote, ma i depositi ancora pieni”.
Biasion ci guida da una parte all’altra dell’isola. “Guardandosi in giro trovava che il paesaggio era bello con le cupe forre e le cime dell’Ida dietro le quali si nascondevano i misteriosi paesi di Sfakia e di Lutro che neppure i tedeschi erano mai riusciti a conquistare”. E siamo nel sud dell’isola. Al lettore viene voglia di cercare quei luoghi, di scoprire che ancora oggi danno le stesse sensazioni. Però… E un però c’è, ma non cambia il giudizio sul prima e il dopo. Il racconto, intimo e profondo, emozionante, di Biasion è diventato un film, o almeno l’ha ispirato – e qui tralasciamo le vicende burocratiche che non ci interessano –, ben più popolare e visto di quanto possa essere stata letta l’opera scritta. E gli italiani abbandonati a Creta a combattere contro tutto e tutti sono stati trasportati in un’altra isola dell’Egeo, ma ben più a est, nel Dodecaneso, a tre chilometri dalle coste turche, Kastellorizo.
La storia di Mediterraneo, il film premio Oscar come migliore pellicola straniera, diretto da Gabriele Salvatores nel 1991, ha molto di Sagapò, soprattutto nella descrizione dei nostri soldati, in fondo dei poveracci, ma con un cuore grande così. La guerra sporca le vesti, ma può mettere in evidenza il nostro lato migliore. Anche nella trasposizione cinematografica del romanzo di Biasion l’amicizia suona come la riscossa agli eventi: i tre amici ex commilitoni si ritroveranno a Kastellorizo, anni dopo, a proseguire nella loro volontà di condividere dolori e gioie. Un’isola lontana, ancora brulla, che come Creta è stata italiana e che è non molto distante da un altro caposaldo dell’Egeo, Rodi.
Di Rodi hanno scritto tanti poeti e romanzieri; hanno scritto le loro avventure i Cavalieri, le colonne sulle quali si reggeva il Colosso sono ancora lì, davanti all’arsenale veneziano, a ricordarci una grandezza antica. Dal porto si vedono chiaramente le auto sulle strade turche, ma l’aria che si respira è decisamente occidentale. E come Creta, anche Rodi permette una visita che non sia per forza di spiaggia affollata. E quindi percorrere a piedi la Valle delle farfalle o arrivare alla baia di Anthony Quinn con la barca (anche qui le coincidenze: è stato Zorba nel film di Cacoyannis, ma anche il protagonista de I cannoni di Navarone girato in gran parte a Rodi) o trovarsi per la festa ortodossa della Dormizione della Vergine Maria, a Kremasti per ferragosto, sono suggerimenti che fanno sì che un viaggio rimanga nella memoria.
Creta e Rodi sono le due maggiori isole greche, la prima con 625mila abitanti, la seconda con 120mila. Entrambe con un onusto passato veneziano vivono il turismo come volano economico, ma non dimenticano il loro straordinario passato, rappresentato da imponenti vestigia.
Così è Creta
Edward Clodd (1 luglio 1840-16 marzo 1930) è stato un banchiere, scrittore e antropologo. Ecco che cosa scrive dell’isola: “L’acqua è il luogo di origine della civiltà come della vita, e la sede originaria della civiltà Egea o Micenica è forse da cercarsi a Creta. Quest’isola è piena di resti della cultura pre-Ellenica. Essa è sul passaggio fra la Grecia e l’Asia Minore, con Carpato e Rodi in mezzo; è sulla linea di comunicazione con Cipro, la Siria e l’Egitto a Oriente, e con la Sicilia e le spiagge del Mediterraneo Occidentale. Le primissime tradizioni Greche guardano a Creta come ‘alla dimora della legislazione ispirata dagli Dei, e al primo centro del dominio marittimo’. E (ciò che è importantissimo a ricordarsi), per l’origine dell’arte del navigare, l’antica idea in favore dei Fenici non è più sostenibile di fronte alla nuova in favore di Creta”.
Così è Rodi
“Chi ha bevuto l’acqua delle fontane di Rodi, a Rodi sempre tornerà”, scriveva Jean Cocteau (5 luglio 1889-11 ottobre 1963), saggista, poeta, disegnatore, regista e tante altre cose. Viaggiatore del pensiero, soprattutto. E ancora sull’isola dei Cavalieri: “Diamante di Roma. Perla d’Atene. Domani, scarabeo d’Egitto. Rodi è la prima pietra barocca della collana”.
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