La città elvetica per sette anni consecutivi (dal 2001) è risultata prima nella classifica mondiale della qualità della vita. Città di cultura, arte e bellezze naturali, adagiata com’è in riva al suo lago e circondata da alte montagne. Vi hanno studiato ben 21 premi Nobel, Einstein in primis: un record. Città di piacevoli contrasti: dall’antico centro storico e al riqualificato quartiere post industriale di West Zürich, che tanto piace ai giovani. Da non perdere i musei Fifa e Lindt, tra calcio e golosità
Zurigo è la città dove si meglio, in termini di qualità della vita. Ovvero di qualità dei servizi, di proposta culturale, di rispetto della natura. In altri versi, una città ecologica e sostenibile. Colta e votata all’arte, seppur con un piglio anticonformista che la connota da sempre. Questo va sottolineato, al di là degli stereotipi che spesso la dipingono come una città austera, tutta lavoro e regole rigide. Per sette anni di seguito (dal 2001 al 2007) la città elvetica è stata in vetta alla classifica riservata alle “metropoli” stilata in base ai 39 rigidi parametri della Mercer Quality of Living. Ora è scesa al terzo posto dietro a Vienna e a Auckland. Un podio di cui Zurigo va tutt’oggi fiera. Un modo per dimostrare che dietro le sue fortune economiche c’è una città eclettica, cosmopolita e aperta al mondo.
Attenta al vivere quotidiano dei suoi cittadini e di chi la sceglie per lavoro. Zurigo, la bella Zurigo, che può contare su una posizione naturale da far invidia, incastonata com’è fra arcigne montagne e riflessa sulle acque del “suo” lago. Come pure sulla tanta arte che la città esprime attraverso un ventaglio incredibile di musei, attività culturali e avanguardie urbanistiche originali. Come il quartiere di Zürich West, salvato dal degrado post industriale e diventato un polo di attrazione per i giovani. Con locali alternativi, ristorantini e parchi ricavati laddove c’erano fabbriche, cataste di contanier e impattanti cavalcavia. Zürich West famosa anche l’ex fabbrica del latte e dello yogurt Tony che oggi, dopo un radicale restyling in chiave moderna, ospita l’Università e il museo di arte contemporanea. Recupero, riqualificazione e sostenibilità i concetti applicati nella lodevole e ben riuscita operazione.
Città di primati: lo dicono i numeri
Zurigo è una combinazione stupefacente di numeri: oltre 2000 fra ristoranti e bar, 1200 fontane di acqua potabile, 500 chilometri di piste ciclabili, 50 musei e 21 Premi Nobel, ovvero studiosi laureatisi o saliti in cattedra all’Università e al Politecnico Cantonale. Tra di essi anche il fisico Albert Einstein, che ha rivoluzionato le teorie sull’atomo, ed Emilie Kempin Spiry, prima donna svizzera laureata in giurisprudenza e prima docente donna all’ateneo, passata alla storia per le sue battaglie a favore dell’emancipazione femminile, ingaggiate per poter lavorare e a causa delle quali si ammalò, morendo (nel 1901) a soli 48 anni.
Un bagno sul fiume Limmat dopo il lavoro
Ma la combinazione che distingue Zurigo è l’aver trovato una felice sintesi tra la frenetica vita metropolitana e il piacere, ad esempio, di immergersi per un bagno dopo il lavoro nelle placide acque del fiume Limmat, che attraversa il cuore della città. Zurigo sa alternare il suo consolidato ruolo di capitale economica della Svizzera a quello di città “ludica” e delle tentazioni golose. In città hanno sede il Museo della Fifa (Fifa Museum) da una parte e il Museo della Lindt dall’altra (Lindt Chocolateria): sono due luoghi coinvolgenti. Il Fifa Museum sorge a Zurigo, perché l’associazione del calcio mondiale ha sede qui dal 1932. Il museo è un avvincente viaggio nella storia della Coppa del Mondo di calcio. Ci sono le magliette di tutte le squadre del pianeta, (211 le federazioni affiliate), filmati di tutte le edizioni dei campionati del mondo, dediche di campioni, tanti memorabilia, come la pipa di Bearzot e i sigari di Lippi. Tantissimi gli aneddoti: la mitica Coppa Rimet rubata due volte, la coppa attuale realizzata da un artista milanese: Silvio Cazzaniga. E poi c’è la parte interattiva: si possono persino tirare dei rigori. Il Museo della Lindt è invece un tempio di golosità. Si trova a Kilchberg, affacciato sul lago di Zurigo: l’opera degli archistar Christ & Gantenbein ospita un percorso esperenziale unico, aperto da una fontana alta nove metri da cui zampilla il cioccolato. E’ un viaggio anche nella storia del cacao. Il cioccolato si può assaggiare dalla fase morbida fino alla tavoletta. Il museo registra il tutto esaurito sempre.
L’incredibile storia dell’opera “Irène” di Renoir
E restando in tema di musei, uno per tutti va raccontato: il Kunsthaus, il più grande museo d’arte della Svizzera. L’ampliamento che privilegia la luce, firmato da Chipperfield, è del 2021. Anche qui tante opere di impressionisti, tra cui il famoso ritratto di Irène Cahen di Renoir, un dipinto che al padre della ragazza subito non piacque (fu lui che lo commissionò al pittore) e non convinse nemmeno Hitler, quando fece requisire i beni della famiglia. Irène fu l’unica a sopravvivere ad Auschwitz e riuscì a riottenere il suo ritratto, per rivenderlo. Ma tornò a Zurigo grazie alla discussa collezione Bührle, allestita da Emil, trafficante d’armi che aveva avuto rapporti anche con i nazisti. Ci sono poi collezioni che hanno caratterizzato l’epoca contemporanea: Picasso, Van Gogh, Chagall, Warhol, Rothko e altri.
Il panorama da Politecnico, salendo con la funicolare rossa
Vedere la città dall’alto. Il punto panoramico più bello di Zurigo è la terrazza del prestigioso Politecnico, cui si accede anche attraverso la vecchia funicolare rossa. La città, il suo fiume e le sue guglie. Si scende attraverso aiuole fiorite e tante fontane, “incontrando” una curiosità: l’unica cabina telefonica rimasta. Poi è un crescendo di piazze antiche, tratti di lungolago suggestivi (vi sorge anche la spiaggia cittadina) e chiese importanti. Fraumünster con la sua torre e le vetrate di Chagall; la Grossmünster, luogo simbolo della Riforma sotto Zwingli e Bullinger che ha nella finestra del coro di Giacometti e nelle porte in bronzo di Münch i suoi capolavori. La chiesa di San Pietro sfoggia invece il suo grande orologio. Nel quartiere di Niederdörfli ci sono le case di esiliati politici (tra i quali Lenin), di artisti, a partire dai dadaisti, pionieri di correnti come il surrealismo e la pop art.
Zurigo ama il design, si è capito. Basta vedere il padiglione Le Corbuisier in riva al lago: una fusione di stili. Per un’ereditiera locale, Heidi Weber, il celebre architetto realizzò qui una villa in vetro e acciaio, accesa da tanti colori. E’ il tram numero 4 a guidare un’ideale percorso nell’arte e nell’architettura zurighese. Stupisce.
Il piatto simbolo è lo spezzatino alla zurighese
Dulcis in fundo alcune soste “food” consigliate, premettendo che è lo Zürcher Geschnetzelte, la specialità locale: lo spezzatino alla zurighese, che di solito si accompagna al Röstli di patate. Famoso quello proposto al Münsterhöfli, in centro. Allo Stadtkäserei & Restaurant Zürich si può vedere la produzione di ciò che si mangia, a partire dai formaggi. Al Markthalle di Zürich West, sotto le arcate del ponte ferroviario, si possono gustare piatti internazionali contemporanei: luogo di grande effetto. Infine l’imperdibile Hiltl, creato nel 1898 e primo ristorante veg al mondo: propone raffinate specialità vegetariane.
Ultimo consiglio. Per chi visita Zurigo è consigliabile la Zürich Card: vale 24 o 72 ore e fa risparmiare tempo e denaro. Si viaggia gratis su ogni mezzo e si entra in tutti i musei, in più dà diritto ad altri sconti e benefici. Costa da 19 a 56 franchi svizzeri. E’ conveniente.