L’artista Marco Martalar ha ricostruito la grande opera dalle ceneri della precedente, incendiata nel 2023 dai vandali: oggi è il simbolo degli altipiani di Lavarone e Folgaria. La grande base missilistica segreta della NATO di Passo Coe, dismessa nel 1977, dal 2010 è diventata invece un museo all’aperto dedicato alla Guerra Fredda. Poi c’è l’arcigno Forte Belvedere che “racconta” dal vivo il 1° conflitto mondiale. A Luserna si parla il cimbro. Nella zona è attivo il più piccolo caseificio del Trentino
Un tempo ci pensavano le batterie di missili intercettori terra-aria di “Base Tuono”, oggi ci pensa lui, il Drago! Anzi, il Drago Vaia Regeneration. E tutti siamo più tranquilli. Perché i missili erano lassù, sugli altipiani cimbri tra Lavarone e Folgaria, per effetto della Guerra Fredda, mentre lui, il Drago Vaia Regeneration è lassù, a Magrè, in uno dei punti più panoramici degli altipiani, come simbolo di pace e di rinascita. Riportato alla vita per volontà di un’intera comunità rimasta scioccata dall’incendio che ne distrusse il primo esemplare nell’agosto del 2023. Drago riportato alla vita da chi, ovvero l’artista asiaghese Marco Martalar, che già aveva realizzato anche il primo drago, quello distrutto dalle fiamme innescate da mano ignota. Resuscitato utilizzando i suoi stessi legni bruciati, che sono quelli recuperati nei boschi dopo il devastante passaggio dell’uragano Vaia. Che storia straordinaria quella del Drago di Magrè, il più grande del mondo (alto 6 metri e lungo 7) e oggi anche il più fiero. Frutto dell’arte geniale e dell’ostinazione del suo “costruttore”, che ha messo insieme con inusitata maestria oltre duemila pezzi di radici di alberi spazzati via da Vaia.
Il “dragone” resuscitato grazie a una colletta che ha coinvolto 1600 donatori
Oggi il Drago Vaia Reneration, per la cui rinascita si sono mobilitati le genti degli altipiani cimbri dando vita a un crowdfunding che ha raccolto oltre 1600 adesioni, oggi è il nuovo simbolo dell’Alpe Cimbra. Per arrivare al suo cospetto bisogna vincere il fiatone perché lassù la strada tira, ma poi il sito regala viste memorabili: prima il drago, simbolo di resilienza di un’intera terra e opera d’arte ormai di fama internazionale, e poi il panorama. Una vista bellissima e a perdita d’occhio su montagne e vallate intorno a Lavarone e a Folgaria.
Missili puntati verso il Brennero per respingere eventuali attacchi da Est
E pensare, come detto, che tra queste stesse montagne, a Passo Coe, fino a pochi anni fa (il 1977 per la precisione) si celava una delle basi missilistiche più munite del sistema di difesa della Nato. I missili erano puntati sul Brennero, da dove secondo gli strateghi sarebbe potuto arrivare un attacco missilistico da parte dei paesi del Patto di Varsavia, Unione Sovietica in primis. Oggi “Base Tuono” è un parco della memoria che ripropone con oggetti originali, dai radar ai missili intercettori, una delle tre sezioni di lancio della base missilistica di Folgaria, operativa dal 1966 al 1977. Era la più alta in quota delle 106 che la Nato schierò in Europa (12 in Italia), a ovest della “cortina di ferro”. Qui, tra i pascoli a 1600 metri d’altezza, venne realizzata l’area di lancio, mentre a 1900 metri, sul Monte Toraro, c’era quella di controllo. Nella vicina Tonezza del Cimone, c’era l’area comando. “Tutto era funzionale alla sorveglianza dello spazio aereo del Brennero, considerato dalla Cia possibile corridoio d’attacco da parte del Patto di Varsavia”, spiega Maurizio Struffi, già vicesindaco di Folgaria, giornalista e oggi direttore del parco museale di Base Tuono. “Per 25 anni questo fu considerato il più potente meccanismo difensivo della Nato nel mondo”. La conversione a museo è iniziata 33 anni dopo la chiusura della base, nel 2010, ed è diventata realtà in poco tempo. Da area top secret, la base oggi è uno spazio aperto dove sventola la bandiera della pace.
La fortezza a strapiombo sul vecchio confine fra Italia e Austria
E in tema di Prima Guerra Mondiale va ricordato che a Lavarone, a strapiombo sulla Val d’Astico, sorge il Forte Belvedere, uno dei meglio conservati lungo la linea del fronte. La fortezza, che si affaccia sull’antico confine fra Italia e Austria, è visitata ogni anno da 28mila persone, che hanno la possibilità di comprendere, grazie ad alcune installazioni multimediali, ma anche spettacoli a più voci come le “Sentinelle di Pietra” , le atroci esperienze della Grande Guerra del 1915-18. Forte Belvedere fu progettato dal tenente del Genio Rudolf Schneider, un giovane ingegnere, e realizzato tra il 1908 e il 1912 su uno sperone di roccia calcarea, a quota 1177 metri: sporge a strapiombo sulla vallata e, al tempo, per resistere ai bombardamenti, fu dotato di una copertura armata di oltre due metri e mezzo di calcestruzzo. Era stato concepito per resistere in autonomia a bombardamenti continui. La guarnigione era composta da 160 Landsschützen. Oggi, restaurato e arricchito da una serie di installazioni multimediali interattive che rievocano scene di vita quotidiana all’interno della struttura durante il conflitto, punta a stimolare un’esperienza emotiva che vuole far riflettere sull’orrore di una delle guerre più sconvolgenti di sempre e lanciare un monito di pace alle nuove generazioni. Toccante ascoltare la lettera del soldato.
La lingua Cimbra sopravvive a Luserna
Alpe Cimbra ben sorvegliata, dunque e oggi area turistica di cui fanno parte quattro località importanti: Lavarone, Folgaria, Luserna (dove si parla ancora oggi la lingua dei cimbri, un idioma germanofono) e Vigolana. L’Alpe Cimbra deve tutto alla sua natura incontaminata, la stessa che un secolo fa richiamò qui in vacanza anche Sigmund Freud, il padre della psicanalisi. In questo contesto naturale sono stati realizzati sentieri da trekking, bici, e-bike, piste da sci di fondo e da ciaspole. Tanti i sentieri per le passeggiate estive. In autunno con il foliage diventano spettacolari. Il carosello di piste si snoda per 100 chilometri, 80 quello dello sci di fondo. Consigliate le ciaspolate. Ma questo angolo di Trentino è custode anche di una cultura peculiare, testimoniata dalla lingua germanofona dei Cimbri, che ancora si parla e studia a Luserna e in parte anche a Lavarone, e da un’enogastronomia che recupera formaggi tipici e piatti poveri come la polenta di patate, ovvero la “Pulta” oggi protagonista di tante sagre. Una sosta gastronomica tradizionale è l’Osteria di Passo Coe, mentre un ristorante che fa una cucina contemporanea di stile innovativo, ma legata anche alle radici, è il Lusernarhof di Luserna, dove lo chef Luca Zotti (in sala il fratello Andrea) fa tesoro di tante esperienze, anche dagli Alajmo. “I confini – dice – comunque li diamo noi”.
Dal più piccolo caseificio del Trentino, ecco il Vezzena
Gli altipiani cimbri vanno fieri di questo loro prodotto artigianale. Dalle mucche dei pascoli locali si ottiene il latte con cui viene prodotto il formaggio Vezzena, apprezzato da generazioni di altopianesi e da tanti turisti. Prodotto che è diventato presidio Slow Food. Il latte viene conferito da un piccolo gruppo di allevatori al Caseificio degli Altipiani e del Vezzena, di cui attualmente è presidente Marisa Corradi. A lavorarlo, oggi, è un giovanissimo casaro, Federico Lorenzin. Questa è la cooperativa più piccola del Trentino. Il Vezzena di Lavarone viene prodotto a latte crudo parzialmente scremato. Nel periodo estivo si produce quello di malga. Il caseificio produce 600 forme al mese, che naturalmente vanno a ruba. Ci sono turisti che le prenotano da un anno all’altro.
Info: www.alpecimbra.it