Questa è la storia di Giove, un ulivo ultracentenario che cresce nel borgo di Mirto Crosia, non lontano dal mare Jonio, nell’Azienda Agricola Vulcano
È sito ai piedi di una alta collina, dove il sole irradia il suo tepore alle fronde sin dalle prime luci dell’alba accompagnandolo quasi per tutto il giorno. Giove è un ulivo appartenente alla cultivar ‘Dolce di Rossano’, una tipica varietà del luogo che apre la sua coltivazione da Torretta di Crucoli fino a Rossano – da cui prende il nome – e si addentra nella piana di Sibari.
È una varietà tipicamente da olio, ma non è dolce come si potrebbe pensare, bensì presenta una carica di biofenoli medio-bassa, dal sapore delicato ma che al contempo esprime tutta la forza di un territorio vocato all’olivicoltura, con note di mandorla, erba appena falciata, adatto ad abbinamenti con pietanze a base di pesce, crostacei, avocado…
Questo maestoso albero, lungo le sfaccettature che percorrono la sua corteccia, ricorda la Bocca della Verità, l’antica maschera in marmo pavonazzetto, murata nella parete del pronao della Chiesa di Santa Maria in Cosmedin di Roma. Il volto barbuto pare che possa raffigurare Giove Ammone o il Dio Oceano. La sua fama è rafforzata dalle leggende popolari per le quali pare che la bocca morda la mano di chi non afferma il vero. La similitudine con il monumento romano calza a pennello. La leggenda narra che un marito, non fidandosi più della moglie, la portò dinanzi al volto in marmo per sincerarsi della sua fedeltà; lei finse di svenire e l’amante la prese tra le sue braccia. Subito dopo la donna giurò di essere stata solo tra le braccia del marito e dell’uomo che l’aveva appena soccorsa.
Mi piace pensare che secoli addietro amanti si giurarono amore eterno dinanzi il misterioso olivo o i contadini chiusero accordi di compravendita o viandanti si fermarono sotto la sua ombra per trovare ristoro, in modo simile come avvenne nell’XI secolo nei primi Mirabilia Urbis Romae, guida medievale per i pellegrini, dove alla bocca venne attribuito il potere di pronunciare oracoli.
Dinanzi a costui spesso mi domando quanta gente si sarà soffermata ad osservarlo nel corso dei secoli, chissà a quanti animali avrà dato ricovero o a quanta gente avrà dato riparo magari dalla calura estiva. Di sicuro saranno stati raccolti una moltitudine di tomoli (unità di misura del luogo che indica all’incirca 40 kg) di olive che nel corso dei tempi hanno fornito sostentamento all’uomo ottenendone il prezioso alimento dorato, l’olio d’oliva di cui tutti ne apprezziamo i benefici per la salute.
La sua coltivazione parte da lontano, da quando durante il Medioevo ci fu una ripresa economica nel campo agricolo anche nel mondo olivicolo, protetta da diverse norme. A questo progresso diedero un impulso decisivo gli enti episcopali e conventuali dell’epoca, che riuscirono a ricreare pian piano oliveti di una certa estensione, affidandoli in gestione ai contadini. Fu così che gli uliveti presero a rifiorire.
Secondo antiche tradizioni, i plurisecolari oliveti presenti nel comune di Rossano, costituiti ancora oggi da migliaia di piante della cultivar Dolce di Rossano, sarebbero stati realizzati proprio dai monaci brasiliani della Chiesa d’Oriente. Non a caso, nel 1223 il monastero greco del Patirion di Rossano era tenuto a pagare annualmente con alcune lagne di olio, secondo la misura di Rossano, quello di San Giovanni in Fiore appartenente all’ordine florense, per lo sfruttamento di pascoli sulla Sila.
L’Azienda Vulcano, nell’ambito delle sue attività didattiche, organizza annualmente attività che accolgono grandi e piccini all’interno dell’oasi di pace in cui ci si può imbattere nei percorsi dei monumentali, assaggiare il pregiato olio d’oliva prodotto, osservare gli animali di corte razzolare liberamente in mezzo all’erba fresca o tendere la mano ai dolci asinelli di razza autoctona, i quali gradiranno certamente un boccone di pane secco perché ne vanno ghiotti. Inoltre, in funzione del mese scelto si potranno raccogliere direttamente dalla pianta i doni del frutteto aziendale condotto in modo assolutamente naturale.
L’azienda agricola organizza e promuove nell’ambito dell’oleo turismo i noti “weekend dell’olio”, giornate dedite alla riscoperta di sé stessi e del magico mondo dell’olio d’oliva. La parola d’ordine è “assoluto riposo”. Certo, perché in queste circostanze bisognerà solo attrezzarsi di scarponi da trekking, vestiti comodi, uno zaino con il pranzo offerto dall’azienda, ma soprattutto il telefono in tasca, per godersi il contatto con la natura. E per chi lo volesse, anche dare una mano durante la raccolta delle olive che dopo circa 3 ore verranno portate in frantoio per essere frante. A sera, dopo essersi rilassati nelle confortevoli camere dell’Agriturismo Vulcano, si va tutti in frantoio ad assaggiare il nuovo olio d’oliva. Nel frattempo Giove è li, pronto ad accogliervi, ad aspettarvi con tutto il suo splendore. Vi innamorerete di lui o magari suggellerete il vostro amore verso un’altra persona e lui vi darà il benestare, o lo osserverete nella sua solennità.
Info: Azienda Agricola Vulcano, https://agriturismovulcano.com
Testo e foto del Dott. Thomas Vatrano